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«Le preferenze aiutano i candidati delle ’ndrine»

Il criminologo Federico VareseFederico Varese insegna Criminologia all’Università di Oxford. Lo scorso anno ha pubblicato per Einaudi (Mafie in movimento) uno studio sulle ragioni alla base della migrazione delle cosche calabresi dal Sud verso il Nord del Paese e anche oltreconfine.«Mi sono chiesto perché e come le mafie si espandono fuori dal loro territorio – dice Varese, raggiunto al telefono in Inghilterra dal Corriere di Como – Uno dei fattori scatenanti è stata lo spostamento delle masse operaie ma non è una tesi sufficiente, perché la mafia non si radica ovunque vi sia stata migrazione. Nemmeno il soggiorno obbligato spiega fino in fondo il fenomeno. La spiegazione è un’altra. Le cosche si radicano dove ci sono opportunità di mettere in circolo i “servizi” che la ’ndrangheta può offrire: ad esempio, il caporalato di manodopera a basso prezzo, docile e non sindacalizzata».Il mafioso, dice ancora Varese, «riduce la competizione. Impedisce ai concorrenti dei suoi protetti di entrare nel mercato e con la violenza organizza un cartello di imprese. Quindi si salda con la politica locale, gestendo pacchetti di voti sempre più grandi».All’estero i meccanismi sono diversi ma sempre indirizzati al massimo profitto. Le cosche migrano oltreconfine «per reinvestire il denaro sporco» ma rinunciano quasi sempre a «penetrare il tessuto sociale. In questo senso – ammette il criminologo di Oxford – la strage di Duisburg è un caso straordinario, anche per le capacità organizzative dimostrate dal gruppo di fuoco. C’è una frase di un giudice australiano che fa capire la strategia delle mafie fuori dai confini nazionali: “La ’ndrangheta è l’altra metà della luna, non si vede mai”, dice il magistrato».Altro punto importante, secondo lo studioso, è l’impatto dei soldi delle mafie sull’economia globale. «Si tratta di masse di denaro immense che producono effetti in particolare sulle economie deboli. Per portare alla luce la finanza illegale bisogna mettere in atto sistemi fiscali non predatori e lavorare sulla responsabilità del sistema bancario».Infine, Federico Varese si sofferma sul «tema più generale del rapporto tra mafia e democrazia. Oggi è chiaro che le cosche riescono facilmente a penetrare il mercato dei voti. In questo senso, ad esempio, il sistema delle preferenze è un limite. Credo che il contrasto alla criminalità organizzata passi anche da una revisione dei meccanismi elettorali in chiave maggioritaria. Sì ai collegi uninominali, no alle preferenze», sintetizza il criminologo di Oxford.

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