LA VITA DEI FRONTALIERIEgregio signor Giuliano Bignasca, noi frontalieri viviamo del pane dove troviamo lavoro. Gli svizzeri, che lei tanto difende a spada tratta, non accettano i lavori che noi frontalieri accettiamo svegliandoci la mattina molto presto e rientrando spossati nelle nostre case. Noi frontalieri non siamo ladri né lazzaroni e grazie a noi le condizioni dei vostri stabilimenti si rivalutano. I valori dei lavoratori sono bistrattati, la nostra è la manodopera meno pagata; tra noi ci sono donne che devono anche accudire le loro famiglie. I politici come lei vogliono che noi frontalieri non accettiamo un pane guadagnato con sudore. Abbiamo anche noi i figli che devono studiare e laurearsi per avere un futuro. Chiediamo lavoro all’Italia, ma la situazione economica del nostro Paese non ci ha permesso di avere un posto di lavoro e molti lo cercano in Svizzera, a prezzo di molti sacrifici. I suoi disoccupati non accettano i lavori più umili.Un ex lavoratore frontaliero
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