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L’ex orfanotrofio è in vendita. Però mancano gli acquirenti e la documentazione necessaria

L’ex orfanotrofio di via Tommaso Grossi, immenso compendio immobiliare ormai sbarrato da anni e in avanzato stato di degrado, rappresenta la chiave di volta per la futura costruzione del nuovo palazzetto di Muggiò. Da tempo infatti la vendita di questo immobile, valore 9 milioni di euro e da anni inserito nel piano delle alienazioni, darebbe il via al progetto del nuovo palazzetto dello sport, piano da 14 milioni. Ma di acquirenti della struttura di via Tommaso Grossi non c’è neanche l’ombra, né di recente né in passato, quando questo complesso ha sempre rappresentato il tesoretto virtuale per avviare grandi progetti. L’aspetto più grave però è un altro, ed è emerso nel corso dell’ultima seduta di consiglio comunale. La cessione dell’ex orfanotrofio rappresenterebbe, come detto, l’avvio dell’iter per Muggiò. Questo se la documentazione per la vendita dell’immobile fosse completa. Ma così non è, come ha dichiarato l’assessore al Patrimonio Francesco Pettignano. «È in fase di conclusione la procedura di affidamento dell’incarico di regolarizzazione catastale e certificazione della prestazione energetica del compendio – ha detto l’assessore – La scadenza è al 22 ottobre prossimo per la presentazione dei preventivi». Ma non è tutto. «Non è ancora pervenuta – ha poi sottolineato l’assessore – l’autorizzazione della Soprintendenza per l’alienazione, dopo la visita del compendio con i tecnici comunali avvenuta lo scorso 12 maggio». Insomma sicuramente tante parole ma pochi documenti, quelli necessari a far partire almeno l’iter per la vendita dell’ex orfanotrofio. Inoltre, seconda quanto riferito dall’assessore, l’amministrazione non sta cercando bandi utili a recuperare somme «ma se ce ne sarà uno utile parteciperemo», ha detto Pettignano. Inevitabile l’immediato diluvio di critiche. «Un’opera presentata con i fondi che dovrebbero venire dai ricavi delle alienazioni di un immobile che non ha le certificazioni energetica e catastale, è francamente qualcosa di incredibile. Eppure voi non fate una piega», ha detto alla giunta Alessandro Rapinese. Duri anche gli altri commenti. «Vorremmo essere sorpresi dalle ultime novità riguardo al palazzetto dello sport di Como – se per novità si intende la conferma che purtroppo è tutto imballato, bloccato. Ma la verità è che siamo ormai abituati a questo tipo di situazioni ai confini della realtà. La cosa che fa più male è che i soldi c’erano, grazie al lavoro della giunta Lucini che ha assicurato quattro anni fa i fondi del Patto della Lombardia. Unito al caso della piscina di Muggiò. l’esempio del palazzetto dimostra l’incompetenza amministrativa di chi siede a Palazzo Cernezzi. Per fortuna, siamo però alla fine di questa disastrosa stagione politica. Noi come Partito Democratico, insieme alle altre forze di centrosinistra, siamo determinati a realizzare il cambiamento che in questi anni è mancato», dichiara Stefano Fanetti, capogruppo Pd in Comune. «Tutto è in bilico. Ci si basa sull’alienazione di un immobile di cui non abbiamo ancora la documentazione catastale ed energetica. Anche la bonifica dell’area del palazzetto è ferma e si attendono nuove indagini da parte dell’Arpa», dice Ada Mantovani (Gruppo mito) riferendosi al fatto che per il palazzetto di Muggiò è necessaria una modifica alla viabilità nella zona di piazza d’Armi e che la bonifica sui terreni interessati è in attesa di altre analisi di Arpa. Questo dopo che «è stato rilevato un superamento dei valori di contaminazione e si deve procedere ad una analisi congiunta con l’Agenzia regionale per la protezione ambientale», ha detto l’assessore competente Pierangelo Gervasoni.

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