L’hanno definita “dieta del caffè” | Se lo bevi in questo modo puoi perdere peso: la nuova scoperta può cambiarti la vita

caffe e novità

caffe e novità- credit freepik- corrieredicomo.it

Un preciso modo di bere il caffè, senza eccessi e con alcune regole, può diventare un alleato inaspettato per perdere peso.

Per anni il caffè è stato solo il rito della mattina, la pausa al bar, il colpo di energia dopo pranzo. Oggi però sempre più persone lo associano anche al controllo del peso, convinte che non conti solo quante tazzine beviamo, ma soprattutto come le inseriamo nella giornata. Niente pozioni miracolose: si parla di una routine molto semplice, alla portata di chiunque ami l’espresso e sia disposto a seguirne alcune regole con un minimo di costanza.

Intorno a questa abitudine è nato il soprannome di “dieta del caffè”, che incuriosisce proprio perché poggia su una bevanda quasi priva di calorie. Da sola non fa dimagrire, ma può dare una piccola spinta al metabolismo e alla gestione della fame se abbinata a una dieta più ordinata. Il trucco sta nel modo in cui il caffè viene distribuito tra mattina e pasti principali, nel tipo di colazione che lo accompagna e nel numero massimo di tazzine concesse.

La logica è quella di trasformare un gesto automatico in uno strumento di supporto: non più caffè preso a caso durante il giorno, magari pieno di zucchero, ma una sequenza precisa pensata per lavorare insieme al piano alimentare. Solo da qui in avanti entrano in gioco orari, quantità e abbinamenti studiati, gli stessi che hanno spinto qualcuno a parlare di vera e propria “dieta del caffè”.

Come va bevuto il caffè per aiutare il dimagrimento

Secondo quanto spiegato da Neroristretto, il punto di partenza è uno solo: caffè rigorosamente amaro, senza zucchero, latte, panne o sciroppi che ne stravolgano le calorie. La giornata tipo prevede una tazzina al mattino, dopo un bicchiere d’acqua, affiancata da una colazione leggera con due fette biscottate e un frutto di stagione. A questo si aggiunge un caffè dopo i pasti principali, sempre senza dolcificanti, inserito all’interno di un piano a ridotto apporto calorico impostato da uno specialista.

In questo schema il ruolo centrale è della caffeina, che aiuta ad attivare il metabolismo, favorisce lo smaltimento dei lipidi e sostiene il corpo durante l’attività fisica. Bere due o tre tazzine distribuite nella giornata, restando nei limiti generali di tre o quattro caffè al massimo, permette di sfruttare quell’extra di energia senza eccedere con gli stimolanti. Il caffè resta così una bevanda povera di calorie, legata a pasti leggeri e usata come piccolo “motore” per bruciare meglio ciò che si mangia.

Caffè in polvere
Caffè in polvere (canva) corrieredicomo.it

Perché non basta da solo e quando può davvero aiutare

Neroristretto sottolinea che il caffè non è una scorciatoia magica: diventa un alleato solo se viene affiancato a un’alimentazione equilibrata e a un minimo di movimento regolare. La tazzina contribuisce a combattere la sonnolenza, a tenere alta la concentrazione e, in alcuni casi, ad attenuare gli attacchi di fame tra un pasto e l’altro, rendendo più semplice rispettare il piano stabilito dal nutrizionista e affrontare gli allenamenti con più grinta.

Resta però un limite chiaro: esagerare con il caffè può provocare nervosismo, mal di testa, insonnia e problemi a chi ha già disturbi di pressione o di cuore. Per questo qualsiasi versione di “dieta del caffè” andrebbe adattata alla propria situazione, meglio se con il parere del medico. Usato con buonsenso, il caffè amaro inserito in una routine strutturata può smettere di essere solo un gesto automatico davanti alla macchina espresso e diventare un piccolo aiuto in più nel percorso verso il proprio peso forma.