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Licia Badesi presenta “Per gelosia d’amore”

Oggi, alle 17, sul sito di Insubria.it la presentazione di “Per gelosia d’amore. Dai documenti dell’Archivio di Stato di Como 1862-1928”, saggio pubblicato a cura di Soroptimist International Italia

È il 1908, siamo in una località di Erba, una ragazza di 15 anni è stata violentata da un uomo che la minaccia di non parlare e che già altre volte ha abusato di lei. Il padre, all’oscuro di tutto, viene convocato dal parroco del paese dove trova la moglie del violentatore e un medico. Il parroco offre una mediazione: lo stupratore dovrà pagare una penale di 100 lire, e di queste 50 andranno in beneficenza per le messe ai defunti. Il padre accetta. Quando il fratello maggiore della ragazza viene a sapere ciò che è accaduto dirà al padre: “Hai venduto tua figlia per 100 lire”.È una delle terribili storie che la comasca Licia Badesi, colonna della storia dei movimenti delle donne, eletta alla Camera dei Deputati nella IX legislatura, ha raccolto in “Per gelosia d’amore. Dai documenti dell’Archivio di Stato di Como 1862-1928”, saggio pubblicato a cura di Soroptimist International Italia, che verrà presentato oggi, alle 17 (link: https://www.uninsubria.it/eventi/gelosia-d%E2%80%99amore-licia-badesi-parla-delle-violenze-contro-le-donne-como-tra-il-1862-e-il-1928).

Il libro analizza le sentenze di casi di violenza contro le donne nel periodo che va dalla Fondazione del Regno fino all’avvento del Fascismo e che accadono nei paesi attorno al Lago di Como.«Ci sono sentenze che riflettono un atteggiamento di comprensione nei riguardi dell’assassino – racconta Licia Badesi – l’uomo che non sopporta di essere respinto è giustificabile e ha dalla sua parte l’opinione pubblica e la legge. Il costume risponde alle leggi non scritte del conformismo, come nel caso della ragazza violentata: il padre si adegua a un atteggiamento diffuso per cui, in fondo in fondo, è lei che ha torto».«Il titolo – spiega Licia Badesi – l’ho desunto da una sentenza del 1862 in cui un uomo è accusato di omicidio volontario per avere ucciso una donna tagliandole la gola con un falcetto. Nella sentenza si legge che il reato fu commesso con premeditazione da Francesco B. e che egli lo ha commesso “sotto l’influenza della passione per gelosia d’amore”. Un’attenuante che riduce la pena a dieci anni».«Sono storie da conoscere – continua Badesi – alle spalle abbiamo solo 50 anni di rinnovamento delle leggi che tutelano le donne. Quello che mi fa pensare, al di là della legge, è il senso comune anche di oggi, pensiamo all’ex fidanzato che ha diffuso i contenuti intimi della sua compagna: non è lui a essere accusato, ma lei a essere stigmatizzata».«Il modo di vedere e di pensare non si mutano dall’oggi al domani – aggiunge Licia Badesi – ma le sentenze sono importanti perché fanno diritto. Ogni giorno leggiamo casi di cronaca di donne uccise da mariti o compagni nonostante le denunce. Queste cose mi hanno mosso a cercare nella storia».«I movimenti delle donne – conclude l’autrice – hanno posto questi problemi già nell’Ottocento, ci sono stati momenti di grande rinnovamento, ritengo interessanti le cose che noi donne stiamo facendo oggi coinvolgendo gli uomini più attenti e sensibili: quello delle donne è un movimento carsico che a volte si inabissa ma non muore».Durante la presentazione dialogano con l’autrice: Barbara Pozzo, professoressa di diritto privato comparato, cattedra Unesco su “Uguaglianza di genere e diritti delle donne nella società multiculturale”, Francesca Ruggieri, professoressa di Diritto processuale penale, e Gianmarco Gaspari, direttore del Centro internazionale di ricerca sulle storie locali e le diversità culturali.

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