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L’idea di un fuori salone del tessile accende il dibattito tra gli addetti: «Necessario un gioco di squadra»

Come riportare il capoluogo e il territorio lariani al centro degli eventi legati al tessile e alla moda, così come al legno-arredo ossia ai due settori strategici della nostra economia? È possibile immaginare il Comasco come un grande “fuori salone” degli eventi milanesi, sempre più attrattivi, incentivando così il turismo? Si tratta di una prospettiva su cui nei giorni scorsi si è aperto un ragionamento con più interlocutori, tra imprenditori, manager e organizzatori di eventi.La riflessione viene ulteriormente sviluppata ora da Nini Binda, imprenditore del settore tessile ed ex assessore della giunta Botta. «Purtroppo non sono il primo a dirlo ma lo ribadisco con forza, a Como manca il gioco di squadra – afferma – Quando venne ideata la fiera IdeaComo nei saloni di Villa d’Este fu un successo. Poi venne creata Villa Erba, pensata proprio come un polo dove allestire prevalentemente fiere tessili. Fatto che però limitò l’utilizzo della struttura. Intanto in Francia si resero conto della bontà di un’idea come quella di IdeaComo e la replicarono. Però loro hanno saputo fare squadra. I soggetti più importanti del territorio si sono uniti, hanno fatto squadra e così è nata Premiere Vision che ha sbaragliato sia le fiere comasche sia le altre. Purtroppo Como è divisa e non riesce a mettersi insieme, ecco perché la situazione non è delle migliori», aggiunge. E poi fa una proposta: «Sarebbe utile lanciare un concorso di idee per riqualificare le aree dismesse che esistono in periferia e organizzare al loro interno eventi sullo stile del fuori salone di Milano ma dedicati al tessile. Così si attirerebbero persone, clienti e investitori, rianimando zone intere della città», spiega Binda.«Ovviamente ci sarà bisogno del lavoro di tutti, dalle associazioni di categoria alla politica, oltre all’interessamento di investitori pubblici e privati», conclude Binda.Sul tema interviene anche Bianca Passera, presidente del Museo della Seta. «Immaginare un fuori salone a Como per la seta? Sarebbe un buon motivo di coesione e un’occasione per crescere se Como potesse darsi un destino simile – afferma Bianca Passera – Va detto però che non mancano le difficoltà per realizzare un sogno simile. Va lasciata da parte l’improvvisazione e se dobbiamo immaginarci come fuori salone delle sfilate milanesi così come di qualsiasi evento, come ad esempio il Salone del mobile di Milano, dobbiamo essere coesi e forti. Il Museo della Seta, che avrebbe peraltro bisogno di ben altra sede e ancora attende proposte concrete per cambiarla, è a disposizione per attuare attività correlate a questo sentiero, ad esempio in autunno terremo una mostra sul mondo dello stilista Lorenzo Riva e lì sarà una sorta di banco di prova: sarebbe bellissimo immaginare navette e altri tipi di collegamento per accentuare il forte legame tra il mondo tessile di Como e l’alta moda, del resto lo abbiamo appena fatto, in altri termini e su altri orizzonti, sottolineando il rapporto tra arte e seta con la mostra sull’astrattista Manlio Rho».E non mancano ulteriori suggerimenti. «Andrebbe accentuato l’interesse per quel poco che è rimasto a Como a livello di eventi legati alla moda e al tessile, ad esempio Proposte a Villa Erba, che potrebbe crescere. Sottolineo a tale proposito che Milano ha saputo diventare quello che è ora con il mobile e la moda diventando un punto di riferimento internazionale. Questo per dire che fare cose “strabelle” e “stracult” comporta un livello di serietà e di investimenti e di energie che Como deve ancora mettere in campo, e deve necessariamente farlo, se vuole investire sulla propria identità, legandosi come satellite e fuori salone di Milano».

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