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L’inchiesta della Procura lariana: la gestione dei Lidi nel mirino, le “magie” della Houdini srl

La società definita dall’ordinanza «inesistente e mai operativa», ma che in barba alla concorrenza si era aggiudicata la gestione del ristorante “Spiaggia” di Villa Olmo, non poteva avere nome più azzeccato: Houdini srl. Solo che i giochi di prestigio e illusionismo, secondo la Procura di Como che ha coordinato le indagini, erano stati compiuti a spese del Comune e, di conseguenza, della cittadinanza. La storia dei tentativi di assegnare (con bandi pubblici) la gestione di una delle zone più belle della città, quella di Villa Olmo, merita un racconto a parte. Vicenda che, se le accuse dovessero essere confermato anche nei prossimi mesi, aggiunge tinte fosche a un quadro già desolante.L’incipit risale a venti anni fa, al 1999. Risale ad allora la concessione del Comune per la gestione dell’attività di ristorazione nei pressi della celebre villa: a capo c’è una Snc che vede tra i soci il commercialista Bruno De Benedetto. La società, tuttavia, arrivò a maturare una esposizione debitoria di 98.318 euro, costringendo Palazzo Cernezzi a mettere nero su bianco una ordinanza di sgombero, intimando il pagamento di quanto dovuto. De Benedetto, intervenne per ottenere una dilazione dei pagamenti. Il tutto, occorre aggiungere, a fronte di una concessione che nel frattempo dal 2011 era scaduta. Nel 2016, finalmente, si giunse al primo tentativo di gara per rinnovare la concessione. Il bando prevedeva in modo chiaro l’esclusione della precedente Snc in quanto «occupante senza titolo dell’immobile oggetto di gara». Lo stesso bando escludeva pure tutti coloro che si fossero trovato in una situazione di morosità rispetto al Comune. Nacque allora quella che oggi gli inquirenti definiscono «turbata libertà degli incanti». Al commercialista comasco, viene oggi contestato l’aver presentato a quella gara quattro società tutte e a lui riconducibili, anche se all’apparenza intestate ad altre persone, tra cui parenti, amici, conoscenti.Ci fu in quei giorni un completo «sviamento dei valori di trasparenza», scrive il giudice firmatario dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita ieri.Le prime due società erano – per la Procura – entrambi riconducibili a De Benedetto, come pure quelle al sesto e al nono posto della graduatoria. La gara venne revocata. Il Comune di Como ci riprovò nel 2018, e fu in questo momento che dal nulla apparve la Houdini srl. Una vera magia, essendo quest’ultima – poi vincitrice della gara – una società «priva di personale e mezzi» con amministratore la sorella di un vecchio socio del commercialista. La Pec, tuttavia, faceva sempre riferimento allo studio professionale di De Benedetto. Ma di colpi di bacchetta magica, in questa vicenda, ce ne sono stati altri. Come il pagamento – nel luglio del 2019, e siamo ai giorni nostri – di 105mila euro per sanare interamente la posizione debitoria con il Comune. La Houdini, tuttavia, «non diveniva mai operativa», costringendo così il Comune a lasciare l’immobile – ancora, dal 1999 – in gestione alla vecchia società, guarda a caso con nell’organico De Benedetto e soci. Una strategia che, ritengono gli inquirenti, era stata tentata anche per il Lido di Villa Olmo, via interrotta prima dell’assegnazione dall’esclusione – già all’apertura delle buste – di «soggetti riconducibili allo stesso centro di interesse». Ovvero Bruno De Benedetto.

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