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L’indagine a Como, i timori dopo la prima ondata di arresti: «È cambiato tutto, difficile parlare ora»

Roberto Colombo, al termine del proprio interrogatorio di fronte al Gip avvenuto giovedì in cui avrebbe ammesso gli addebiti, ha chiesto di poter parlare con il pm Pasquale Addesso che guida le indagini sul presunto giro di mazzette che ruotavano attorno all’Agenzia delle Entrate di Como. Qualcuno in città, in queste ore, potrebbe sentirsi come si sentì lo stesso Colombo all’indomani della prima ondata di arresti dello scorso giugno che portò all’esecuzione di più ordinanze di custodia cautelare, alcune anche a carico di suoi colleghi all’Agenzia delle Entrate, ovvero l’ex direttore Roberto Leoni e il funzionario Stefano La Verde.Nelle pagine dell’ultima ordinanza si parla della tensione di quei giorni, della preoccupazione degli indagati quando La Verde decise di parlare con il pm e “confessare”. Secondo l’accusa, Colombo cercò di mettersi in contatto con il collega (cosa già di per sè non consentita), chiamando come intermediaria una dipendente dell’Agenzia: «Voleva avere notizie», scrivono i magistrati, dal legale oppure dai parenti di La Verde. «Eh, Stefano non è ancora a casa perché non hanno il braccialetto elettronico – dice Colombo in una intercettazione – Puoi informarti per sapere come stanno le cose?… Ho lasciato un messaggio, dicendo di richiamarmi… mi hanno risposto che non c’è il braccialetto, eh ma quello l’avevo capito anche io». Per gli inquirenti, l’interesse di Colombo nel contattare o avere notizie di La Verde non sarebbe stato solo legato alla presenza o meno del braccialetto elettronico per i domiciliari. Uno stato di apprensione determinato «dal timore di essere coinvolti nelle medesime vicende penali» che, si legge nell’ordinanza, riguardava anche altri commercialisti, uno dei quali si incontrò spesso con Colombo in un bar di un centro commerciale per «eludere le attività di intercettazione» e «poter parlare di persona della situazione».Ma anche gli imprenditori si preoccuparono. In una conversazione captata il 10 gennaio 2020, un 65enne di Como contattò il commercialista Massimo Mariangeloni, amico di La Verde, e si informò: «Del tuo amico non sai più niente?». «No, niente di niente». «L’andazzo giù lì? È cambiato qualcosa? Dove lavorava lui…». «Tutto peggiorato, tutto peggiorato… difficile parlare, difficile colloquiare». I due, commercialista e imprenditore, saranno poi arrestati dalla Finanza (ai domiciliari) nelle ordinanze di questa settimana. Secondo l’accusa in passato l’imprenditore (attivo nel tessile) avrebbe pagato una tangente a La Verde per una attività in quel di Cernobbio.

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