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Lombardia “zona economica speciale”: un sogno difficile da realizzare

Strategie territorialiZona economica speciale, questa sconosciuta. Almeno fino a ieri, quando l’intensa giornata di studi, organizzata dall’Università degli Studi dell’Insubria di Como insieme con la Banca di Credito cooperativo dell’Alta Brianza, ha acceso i riflettori sui punti deboli – decisamente tanti – e le prospettive future – decisamente scarse ma da approfondire – della proposta di legge approvata lo scorso luglio in consiglio regionale e finalizzata a creare, nei territori confinanti con la Svizzera, aree fiscalmente agevolate.

L’idea, portata avanti con determinazione dal presidente Maroni, nasce dall’osservazione di come siano sempre di più gli imprenditori in fuga oltreconfine, dove fisco e burocrazia sono decisamente meno soffocanti. Tutto vero, e le considerazioni esposte dai relatori lo hanno confermato. Cominciando dall’aumento delle imprese sulla via del Ticino a partire dal 2010. Restano però paletti, al momento, insormontabili. L’idea del presidente Maroni è di creare una Zes molto ampia che arrivi addirittura a ricomprendere «una popolazione potenziale di un milione di abitanti, suddivisi tra Como, Varese e Sondrio – spiega il professore dell’Insubria, Umberto Galmarini – Assolutamente troppo vasta». Innanzitutto perché ciò è in contrasto con le norme Ue in materia. Nell’Unione, ad oggi, esistono 87 Zes (2.700 in tutto il mondo), che si suddividono tra quelle di tipo “1” (ovvero limitate nello spazio come le zone doganali o franche) e quelle di tipo “2” (aperte territorialmente), fattispecie che potenzialmente sarebbe da ascrivere al progetto Maroni. «Ma questa tipologia sta scomparendo e per legge non saranno più previste Zes se non di tipo 1», afferma Galmarini. Casi di Zes vicine all’Italia si trovano, ad esempio, in Romania e Lituania, ma si tratta di modelli limitati nel territorio, decisamente più somiglianti a grandi aree industriali spesso presenti nelle periferie delle città. «Diciamo che l’idea di Maroni è sicuramente inedita e da approfondire», afferma Galmarini. Anche perché se la Zes lombarda dovesse portare «all’eliminazione di tasse come l’Imu e la Tarsu, come verranno poi rimborsati i Comuni coinvolti? Oppure se si dovesse cancellare solo l’Ires, come la si giustificherebbe? Insomma – conclude Galmarini – gli interrogativi sono veramente tanti». In ogni caso, la sfida lanciata dal governatore della Lombardia è stata raccolta e tutti si sono detti interessati a proseguire lo studio della materia.

F.Bar.

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