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Lucio Battisti, i ricordi comaschi dell’artista che si rifugiò in Brianza

«La collina dei ciliegi dell’omonima canzone? È sicuramente quella fra Anzano del Parco e Monguzzo». Parole di Giorgio Bosetti Carcano, esponente della famiglia proprietaria della famosa Villa Carcano ad Anzano del Parco e vicino di casa di Mogol e Lucio Battisti a metà degli anni ’70. Esattamente vent’anni a fa a Milano la scomparsa del cantante, che per parte della sua vita è rimasto legato al territorio lariano.

Negli ultimi anni aveva scelto di vivere a Molteno, nel Lecchese, nella totale riservatezza e non era raro trovarlo anche nelle località del Comasco, a fare la spesa, come un qualunque cittadino, non come uno tra gli artisti più famosi e celebrati della musica italiana. A lui e alla sua famiglia la Brianza garantiva quella normalità e discrezione che magari altrove non avrebbe trovato. Ci fu anche chi osò superare la cappa di riservatezza, ricevendo comunque come risposta un sorriso. Come capitò ad Annamaria Massagrande, titolare di una farmacia a Lurago, che se lo trovò davanti senza altri clienti e colse l’occasione: «Lei è il più grande» gli disse.

Lurago, del resto, è vicino ad Anzano del Parco dove, a metà degli anni ’70, nello studi registrazione di Mogol, il Mulino, Battisti realizzò con il grande autore alcune delle sue canzoni più belle. Una base operativa, ma anche un luogo in cui vivere. Proprio ad Anzano del Parco fu realizzato, ad esempio, l’albumLucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera con hit ancora appezzate oggi comeAncora tueLa compagnia, ripresa in tempi recenti da Vasco Rossi. La foto di copertina – una tra le più famose di Battisti – fu realizzata da Caesar Monti nei boschi di Anzano, in una strada sterrata. La sera prima era piovuto, ma – come ha raccontato lo stesso Monti prima della sua scomparsa nel 2015 – il sole stava asciugando tutto. Il fotografo con una canna ricreò le pozze per avere l’effetto degli schizzi che si alzavano con il cantante che correva, realizzando una delle copertine più apprezzate dai fan.

Ma come era la quotidianità di Lucio Battisti ad Anzano del Parco? Lo ricorda il sindaco attuale del paese brianzolo, Rinaldo Meroni. «I tempi erano ben differenti da oggi – spiega il primo cittadino – Certo, Battisti era noto, ma gli anzanesi lo lasciavano tranquillo. E poi erano tempi differenti: non c’era la corsa al “selfie” o alle foto rubate. Al mattino lo si trovava in centro, al bar di piazza della Libertà, per un caffè e per acquistare il giornale». «Sicuramente quelli che erano ragazzi all’epoca non hanno dimenticato che al sabato pomeriggio – aggiunge – Battisti e gli altri artisti che si trovano negli studi di registrazione raggiungevano il campetto dell’oratorio per giocare a calcio. La partita fra cantanti e anzanesi diventò una consuetudine».

Tra gli eventi, sempre nel teatrino dell’oratorio, si ricorda un concerto della Formula 3, quello che oggi verrebbe definito una “data zero”, quella in cui gli artisti fanno un test generale in vista dei concerti. Tanti gli artisti che negli anni sono passati dal Mulino, al di là di Battisti. Qualche nome: Antonello Venditti, i Pooh, Ivan Graziani, Mario Lavezzi, Toni Esposito.

Come detto all’inizio, Giorgio Bosetti Carcano era vicino di casa di Mogol e Battisti. «Poteva essere il 1975 – ricorda – e un giorno arrivò verso di noi un suono fortissimo. Veniva dal Mulino e siccome era decisamente fastidioso decisi di andare negli studi per chiedere di abbassare il volume. Incrociai proprio Battisti che fu sorpreso: era infatti convinto che la collina di fronte alla loro sede fosse disabitata e aveva rivolto le casse verso l’alto. Si scusò e si regolò diversamente». Lo stesso Bosetti Carcano ricorda anche un episodio che è stato spesso raccontato. «Anzano fu colpita da una violenta alluvione e in pratica tutta l’acqua convogliò verso il Mulino, che si trovava in una posizione sottostante: per loro fu un disastro, con tutti gli strumenti danneggiati. Da quell’episodio, infatti, il Comune realizzò una serie di lavori strutturali per evitare che il problema si ripetesse».

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