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L’ultimo sms alla vittima spedito solo per crearsi un alibi

Il pescatore arrestato avrebbe confidato a conoscenti di essere pronto ad andare in Svizzera«Io devo andare a tirare le reti fra 10 minuti. Te speci o vo, pise o podi mia» (ti aspetto o vado, non posso fermarmi di più, ndr).È questo il testo, un misto tra italiano e dialetto, mandato da Franco Cerfoglio, pescatore 38enne di Domaso, ad Alfredo Sandrini, 40 anni di Sorico.Un sms spedito alle 21.48 in prossimità dell’agguato mortale (che avvenne proprio in quei minuti) costato la vita a Sandrini mentre in sella ad una bicicletta percorreva la ciclabile che da Domaso conduce a Gera Lario.Per gli inquirenti, che ritengono Cerfoglio il presunto responsabile dell’omicidio, quel messaggio altro non sarebbe che una sorta di giustificazioni a posteriori per l’incontro non avvenuto con il 40enne nonostante i continui messaggi. Un alibi estremo nel caso gli inquirenti fossero arrivati a stringergli il cerchio attorno.In effetti la ricostruzione pare chiara: dopo aver preso contatto fin dalla mattina con Sandrini per saldare un debito pregresso di droga (la stessa vittima aveva confidato a un amico che la sera avrebbe dovuto raggiungere Domaso per recuperare dei soldi), dalle 19.47 alle 21.48 (ora di invio dell’sms) sono ben 24 i tentativi di telefonata, riusciti e non, tra Cerfoglio e Sandrini. Una cosa inspiegabile visto che Domaso non è una metropoli e per incontrarsi basta fissare un punto e farsi al massimo un paio di telefonate di conferma. Invece, a chiusura di questa serie infinita di telefonate, alcune durate anche minuti, arriva pure un inspiegabile sms come quello citato in alto. Inviato proprio nei frangenti immediatamente precedenti all’omicidio stimato intorno alle 21.50.Poi, ancora più stranamente, Cerfoglio non chiama più Sandrini – nemmeno una volta nella giornata successiva – incurante del fatto che il mancato incontro per saldare il debito non ci fosse in realtà stato.La tesi della Procura di Como – pm Mariano Fadda – è perentoria: tutti quei tentativi di telefonate sarebbero stati funzionali solo ad attirare Sandrini in un tranello lungo la pista ciclabile quando, spazientito e vista l’ora, stava ormai rientrando a casa a Sorico. Altre cose non tornano, poi, nel racconto del pescatore già più volte sentito dagli inquirenti prima di chiedere l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare che da giovedì ha portato il 38enne in carcere al Bassone (domani verrà interrogato dal giudice delle indagini preliminari Nicoletta Cremona). Spiegando dove era stato nei minuti prima di recarsi all’appuntamento con Sandrini, avrebbe raccontato di aver girato per tre bar di Domaso. Ma dalle verifiche effettuate, due esercizi commerciali sono risultati chiusi e i proprietari del terzo avrebbero riferito di non aver visto il Cerfoglio. Un ultimo elemento sarebbe stato infine decisivo per arrivare alla chiusura del cerchio con l’arresto del pescatore. Sarebbe infatti emersa dalle indagini l’intenzione del 38enne di andare in Svizzera per cercare lavoro. Volontà manifestata a più conoscenti, che ha reso necessario l’arresto prima che il sospettato potesse espatriare.

Mauro Peverelli

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