CAPI DI MARCA E CORRETTA DICITURAHo letto con interesse l’articolo a firma Giorgio Civati sul “Corriere di Como” del 6 novembre scorso, riguardo le false etichette del “made in Italy”.Grave falsificazione, ma forse quello dei falsi è un falso problema.Sarebbe infatti altrettanto, forse più, interessante approfondire il fatto che la maggior parte del made in Italy di marca non è affatto prodotto in Italia, ma negli stessi Paesi indicati nell’articolo sulla contraffazione.In pratica, come tutti gli operatori sanno, in Italia si fanno solo il design, il marketing, la produzione dei prototipi. Dopo di che tutto il resto avviene in Romania o in Cina.Negli Stati Uniti, dove la legge sul “made in” è un po’ più restrittiva di quella europea, i capi di marca italiani riportano la corretta dicitura “made in China” o Perù, Mexico eccetera.Io ho acquistato un capo spalla Armani “made in Cina”.Questo stesso capo, in Italia, sarebbe marchiato “made in Italy”.Questo fatto, che naturalmente, in base alle leggi vigenti, non è un reato, comunque induce il consumatore ad acquistare prodotti che di “made in Italy” hanno soltanto una parte (la più remunerativa), ma non generano posti di lavoro (tema molto importante in tempo di crisi).Marco Gatti
Pessime notizie per gli amanti della Nutella: da oggi dovranno salutare la loro crema spalmabile…
Dal primo settembre cambia tutto per gli automobilisti: niente multe per assenza di ticket nelle…
Tutta Italia affronta un crisi sanitaria senza precedenti e anche Como e provincia stanno subendo…
Alert Chikunguya: il Comune ha predisposto un intervento di disinfestazione, che si svolgerà anche in…
Una storica catena di arredamento scandinava ha dichiarato bancarotta: il fallimento porta via un’icona del…
Da oggi, anche un appuntamento dall'estetista potrebbe sfociare in un'onerosa multa. Incredibile ma vero: ecco…