“Assoluzione”. Alle richieste dell’accusa, che ha invocato pene per complessivi oltre 113 anni di carcere, i legali difensori di quattro dei nove imputati nel processo per il presunto controllo della malavita sui bar e sui locali del centro di Cantù hanno risposto oggi respingendo tutte le accuse e chiedendo, in prima istanza, l’assoluzione per i loro assistiti.
L’udienza di ieri è stata la prima delle due riservate alle difese degli imputati. Per il pubblico ministero dell’antimafia, Sara Ombra, l’aggravante del metodo mafioso è indiscutibile ed è fondamentale per spiegare quanto accaduto nella Città del Mobile nei mesi successivi alla gambizzazione, il 10 ottobre del 2015, di Ludovico Muscatello, nipote del boss Salvatore.Opposta la tesi difensiva.
«Paragonare i fatti di Cantù a quelli della ’ndrangheta vera non è corretto ed è un volo pindarico – ha detto Ivana Anomali, legale difensore di Valerio Torzillo, per il quale l’accusa ha chiesto 12 anni – Non è mai emerso davvero in dibattimento che i testimoni avessero paura».Tutti gli approfondimenti sul processo e la giornata in Tribunale a Como nell’edizione del Corriere di Como in edicola e online domani 10 aprile 2019
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