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Maltempo, le accuse della Cgil: “Territorio impoverito dalle leggi degli ultimi anni”

L’ondata di maltempo che ha travolto il territorio comasco nelle tragiche giornate di domenica e martedì non può essere derubricata a mero fenomeno meteorologico. Lo scrive in una nota la Cgil comasca. “Nelle dichiarazioni del giorno dopo vi è un consenso unanime e trasversale nell’attribuire al cambiamento climatico ed all’innalzamento delle temperature l’origine di una quantità ingente e violenta di piogge concentrata in poche ore. Analisi corretta e purtroppo tardiva.In pochi puntano l’indice sull’assenza di politiche  di prevenzione dal dissesto idrogeologico, in pochi parlano dell’innaturale cementificazione del bacino turistico (basta fare un giro sulle sponde del Lario per notare parecchi ecomostri). Nessuno, almeno nella nostra provincia, denuncia invece i disastrosi interventi legislativi ripetutesi nell’ultimo decennio.La Cgil lo fece allora, lo ripete ora con maggior forza: la riforma delle province (legge Delrio 2014) e lo scioglimento del corpo forestale dello Stato (ddl Madia 2015) hanno depauperato il territorio delle naturali “sentinelle ambientali””. “La pulizia di boschi, alvei e torrenti, la presenza di un presidio umano distribuito nelle nostre valli avrebbe quantomeno limitato e contenuto la devastazione sotto i nostri occhi – scrive la Cgil in una nota di Matteo Mandressi, segreteria Cgil Como con delega alle politiche ambientali – La polizia provinciale svolge, per funzione istituzionale, compiti di polizia ambientale e forestale, finalizzata alla protezione, tutela e controllo sul vincolo idrogeologico e sul patrimonio boschivo. La pessima riforma Delrio, sostenuta con forza dal governo Renzi ed in parte arenatasi con la sconfitta al referendum costituzionale, ha più che dimezzato gli organici della polizia provinciale di Como, determinando una mobilità forzosa su enti locali ed agenzie fiscali. Ciò ha reso impossibile la presenza articolata sul territorio, con un numero largamente insufficiente di operatori. Di pari impatto è stata la riforma del corpo forestale dello Stato, avvenuta l’anno successivo con lo scioglimento del corpo, il suo assorbimento nell’arma dei carabinieri ed una drastica riduzione degli effettivi a causa di processi di mobilità su altre forze di polizia. Anche in questo caso il territorio è stato privato di una presenza fondamentale e con ambiti di azione autonoma. Riforma tra l’altro bocciata nel 2020 dalla prima sezione della Corte europea dei diritti dell’uomo. Fa specie che nessun politico del territorio colga e denunci gli esiti dell’impeto riformatore, limitandosi a dichiarazioni dal sinistro sapore retorico”.“ I macro fenomeni (cambiamento climatico) non spiegano, da soli e nelle conseguenze, ciò che è avvenuto domenica a Blevio e martedì nelle sponde ovest ed est del basso Lario” conclude Matteo Mandressi.

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