Il primo episodio monitorato, degli 11 contestati, è del 26 febbraio alle 12.15. L’ultimo è recentissimo, del 18 marzo, tra le 13.51 e le 13.53. Appena tre settimane dopo. In mezzo, tra la stanza adibita a locale dormitorio e la mensa, una lunga serie di maltrattamenti ai bambini del reparto lattanti dell’asilo nido di Cernobbio.Negli atti della Procura di Como, spicca l’escalation che ha portato il pubblico ministero Daniela Moroni a fermare tutto, chiedendo il gip Laura De Gregorio l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari a carico della maestra Maria Grazia Viganò, 58 anni appena compiuti.Una progressione che aveva portato a monitorare, grazie alle telecamere nascoste, due episodi il 26 febbraio, uno il 27, due il 28, uno il 1 marzo, uno il 5 marzo, due l’11 marzo e due il 18 marzo. A testimonianza della «assoluta abitualità» nelle condotte, con cadenza «pressoché giornaliera», che ha portato la Procura, in collaborazione con i carabinieri di Como e di Cernobbio, a chiedere la misura restrittiva della libertà personale.Secondo l’accusa, «la ripetitività dei comportamenti lesivi» consentirebbe di escludere «che si sia di fronte alla debolezza di un momento», in quanto l’educatrice si relazionava in maniera «normalmente aggressiva» con i bambini piccoli – dai 3 ai 18 mesi – di cui invece doveva prendersi cura. Il tutto in un quadro di «assoluta indifferenza» rispetto ai possibili rischi nel trattare, strattonare, sbattere sui lettini, forzare nel mangiare, bambini tanto piccoli.L’indagine che ha sconvolto la provincia di Como nella giornata di giovedì, è tuttavia ancora lontana dall’essere conclusa.Alcuni elementi ancora devono essere spiegati e, a tal riguardo, un passaggio importante potrebbe essere l’interrogatorio di fronte al gip che ha firmato l’ordinanza, in calendario mercoledì mattina.La donna, assistita dall’avvocato Livia Zanetti, rimane ai domiciliari e – secondo quanto riferito dal legale – sarebbe molto provata dall’accaduto. Tra le cose che dovrà spiegare al magistrato c’è anche il perché, nelle riprese video, sarebbe stata immortalata più volte a fotografare i bambini solitamente quanto si trovavano nella culla. Negli atti dell’indagine è finito anche il verbale di una nonna che aveva deciso di ritirare il proprio nipote dall’asilo nido di Cernobbio – in anticipo rispetto alla fine dell’anno scolastico – perché aveva notato manifestazioni di «estremo disagio», esternato con «pianti inconsolabili», quando si trovava in asilo, comportamenti che cessarono quando il bambino fu trasferito nel nuovo istituto scolastico.
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