Mancia obbligatoria anche in Italia: 5% su tutto quello che mangeremo | I ristoratori si sfregano le mani
Ristorante, mance obbligatorie - Pexels - corrieredicomo.it
Mentre finora la mancia è stata una scelta libera, qualcuno vorrebbe trasformarla in un extra fisso su ogni conto al ristorante.
Per anni in Italia la mancia è rimasta un gesto facoltativo: un grazie in più al cameriere, non una voce obbligatoria del conto. C’è chi la lascia sempre, chi solo quando resta particolarmente soddisfatto del servizio e chi, semplicemente, paga il totale e se ne va senza aggiungere nulla. Un equilibrio informale, basato più sulle abitudini personali che sulle regole, che sta però entrando in una fase nuova e, per molti, preoccupante.
Altrove le cose funzionano in modo molto diverso. Negli Stati Uniti, ad esempio, il servizio viene spesso calcolato in automatico, con percentuali che vanno dal 15 al 20% e che di fatto rendono la mancia una tassa obbligatoria mascherata.
All’estremo opposto, in paesi come il Giappone, lasciare monete extra è quasi una mancanza di rispetto, perché si considera la qualità del servizio un dovere, non qualcosa da “premiare”. In questo scenario, l’idea che anche in Italia possa arrivare un sistema più rigido fa discutere come non mai.
La proposta del 5% che accende il dibattito
Al centro della bufera c’è la proposta di un ristoratore bolognese, manager di un locale noto del capoluogo emiliano, che ha lanciato l’idea di rendere la mancia una voce fissa del conto. La sua ricetta è chiara: introdurre un 5% obbligatorio da aggiungere al totale di ogni pranzo o cena. Su una spesa da 100 euro significherebbe 5 euro in più, da destinare direttamente al personale di sala senza gravare sui margini del ristoratore.
Alla base della proposta c’è la fotografia di un settore in affanno: costi in aumento, bollette alle stelle e soprattutto difficoltà cronica a garantire stipendi dignitosi a chi lavora in sala. Il ristoratore bolognese spiega che per arrivare a una busta paga attorno ai 3.000 euro, il costo per l’azienda può spingersi fino a 4.500/4.800 euro al mese, livelli che molti locali non riescono a sostenere. Da qui l’idea di far intervenire direttamente il cliente, trasformando la mancia da gesto facoltativo a strumento strutturale per integrare il reddito dei dipendenti.

Cosa cambierebbe davvero per clienti e personale
Se una proposta del genere venisse adottata su larga scala, il conto al ristorante cambierebbe faccia. Per i clienti significherebbe mettere in conto, oltre al cibo e alle bevande, anche un contributo fisso al servizio, non più lasciato alla sensibilità individuale. Cinque euro su cento, sulla carta, non sembrano una cifra mostruosa; ma moltiplicata per tutte le uscite dell’anno diventa un impegno stabile, che qualcuno potrebbe non digerire, soprattutto in tempi di inflazione e caro vita.
Dall’altra parte, camerieri e personale di sala vedrebbero nella mancia obbligatoria un possibile paracadute economico, una voce relativamente certa con cui integrare stipendi che oggi spesso non bastano. Il rischio, però, è un effetto boomerang: chi non condivide l’idea potrebbe scegliere di andare meno al ristorante o di orientarsi verso locali che non applicano il 5%, spingendo il settore “dalla padella alla brace”. Tra la libertà di scelta del cliente e il bisogno di rendere più attrattivo il lavoro nella ristorazione, la discussione è appena iniziata: ma l’ipotesi di una mancia obbligatoria al 5% è ormai sul tavolo, pronta a dividere l’opinione pubblica.
