Con le sue opere polimateriche il brianzolo Max Marra è uno degli artisti più rilevanti di oggi. Erede di maestri come Burri, si trova a proprio agio nella sperimentazione costante, attraverso una polifonia di materiali. Cartone, juta e tela vibrano d’inedite risonanze per dar vita a un mondo di paesaggi dell’anima che sono sempre materici e tridimensionali, al tempo stesso inquietanti e appaganti: mappe immaginarie disegnate da nodi, cordami, fratture, cesure e ricomposizioni: riti di passaggio. Marra ricapitola quarant’anni di lavoro in una corposa antologica a cura di Teodolinda Cortellaro,L’inquieta bellezza della materia, visitabile fino al 7 settembre al Marca, Museo delle Arti di Catanzaro.
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