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Maxi rapina al Casinò: la Procura chiede il processo

La Procura di Como ha chiuso le indagini sulla maxi rapina al Casinò di Campione d’Italia, andata in scena la mattina del 28 marzo scorso. Colpo che fruttò un bottino ingente quantificato in 756mila franchi. Nel notificare alla parti l’atto, il pm Daniela Moroni avrebbe già chiesto anche il giudizio Immediato. Ora spetta alle difese scegliere eventualmente l’Abbreviato o la via dell’accordo sulla pena.Sono tre le persone che sono state arrestate nel corso delle indagini, e che dunque saranno chiamate a rispondere per quella maxi rapina. A settembre si era svolto anche l’incidente probatorio a carico di uno dei sospettati, Roberto Bernasconi, ex dipendente del Casinò di Campione d’Italia ora ai domiciliari. La formula dell’incidente probatorio era stata scelta dalla Procura per “cristallizzare” le dichiarazioni rilasciate nel corso dei mesi di indagine.Bernasconi era stato il primo ad essere fermato con l’accusa di concorso in rapina aggravata. Per gli inquirenti, avrebbe aiutato il bandito solitario (che, nota stonata della vicenda, è l’unico ancora ricercato) a entrare indisturbato e non visto all’interno del Casinò attraverso un ascensore di servizio.Da lì il rapinatore raggiunse le casse senza incontrare ostacoli.Nell’immediatezza dell’arresto l’indagato scelse il silenzio, mentre nei giorni successivi rilasciò al pm la propria versione dell’accaduto che è poi stata sancita con l’incidente probatorio. In carcere per la rapina nelle settimane successive finirono altre due persone considerate dall’accusa come le menti del colpo, ovvero Marco Robustelli, 52 anni di Faloppio, e Severino Matteri, 54enne di Garzeno. Le indagini sarebbero confluite su questi nomi dopo aver passato al setaccio i tabulati telefonici proprio di Roberto Bernasconi. Sarebbero emersi – insomma – frequenti e circolari contatti tra le parti nei momenti caldi della rapina, che tra l’altro era prevista per il giorno precedente, il 27 marzo, quando tuttavia le cose non andarono come previsto. Robustelli e Matteri, ritengono gli inquirenti, avrebbero spinto Bernasconi all’azione, chiedendogli di scattare fotografie all’interno del Casinò per permettere all’esecutore materiale del colpo di studiare i movimenti. Il giorno l’assalto poi fu proprio il basista, ritiene l’accusa, a scendere con l’ascensore riservato al personale facendo infiltrare il rapinatore prima che le porte si chiudessero alle sue spalle. Tentativo andato a male il 27 marzo e ripetuto con successo il giorno dopo, il 28.Una volta all’interno della casa da gioco – grazie alle informazioni ricevute precedentemente – il malvivente fu in grado di raggiungere l’area casse per minacciare e colpire due dipendenti (armato di pistola) e poi scappare con gli oltre 750mila franchi.

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