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Memoria immateriale. Tesoro multimediale in rete

Stoffe? Abiti? Documenti e macchinari che ne illustrano la complessa filiera, dall’idea al prodotto finito? Il deposito della memoria di via Castelnuovo è certo questo. Ma anche molto di più. Il Museo Didattico della Seta di Como è anche un tesoro etnografico multimediale. Conserva, cataloga e digitalizza a futura memoria la cosiddetta “cultura immateriale” nelle sue varie forme. Promuove ricerche sul campo, acquisendo documentari sonori, fotografici e video. Tutto è partito dalla metà

degli anni Novanta, accanto al lavoro quotidiano di valorizzazione del patrimonio storico dell’industria serica comasca. Con lo stesso spirito: evitare la dispersione di documenti, spesso a torto ritenuti di scarso valore, utili alla ricostruzione puntuale e “dall’interno” delle vicende di molte aziende che hanno contribuito allo sviluppo del settore tessile di Como e del suo territorio.Facciamo qualche esempio. Il museo raccoglie testimonianze di interesse storico, sociale e anche linguistico, come interviste, memorie, storie di vita. Materiali in buona parte inediti, di eccezionale interesse per l’uso scientifico e didattico. Ci sono poi tante fotografie, storiche e contemporanee (negativi su lastra di vetro e su pellicola, stampe positive, diapositive, immagini digitali). L’archivio comprende documentazione sul tema del lavoro (dalle vedute degli stabilimenti alle istantanee di lavoro, dai saperi artigianali alle tecniche di lavorazione, dai momenti di vita quotidiana alle immagini pubblicitarie). Il patrimonio fotografico di interesse etnografico e di documentazione della storia sociale conta oggi circa 2.500 immagini.E poi ci sono i filmati di testimonianze visive prodotti come documentazione di ricerca, e il patrimonio librario e multimediale edito. La biblioteca del museo è aperta al pubblico su appuntamento. Comprende circa 1.600 titoli. Documenta l’evoluzione del pensiero creativo nella Como del Novecento e conserva la memoria della contemporaneità. Il museo viene gestito informaticamente da una banca dati che integra la catalogazione di diversi tipi di oggetti multimediali. E la procedura informatica per il caricamento online di documenti, fonte di un grande “Museo virtuale” (in parte già consultabile sui pc in sede con la cosiddetta “intranet”) riguarda anche il patrimonio culturale immateriale. Tra i documenti più suggestivi, il video del 2009 che il museo ha realizzato su iniziativa dell’Associazione La Stecca, Ma sa regordi? prodotto dalla scuola di cinema Dreamers con il contributo della Regione. Racconta la vita delle fabbriche quando l’uomo era la macchina e la lingua principale era il dialetto. È anche su YouTube all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=v1b3nPQRIyI.

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