(ANSA) – TRIESTE, 06 MAR – Sacchi della spazzatura, perché così “sono considerati i corpi dei migranti che in terra di Croazia vengono picchiati, umiliati e violentati prima di essere respinti”, o abiti neri e un foulard rosso attorno alla testa come le madri di Plaza de Mayo, trasferendo simbolicamente l’esperienza argentina a quella della rotta balcanica. Si sono presentate vestite in questo modo alcune delle oltre cento persone che questo pomeriggio in piazza della Libertà a Trieste hanno preso parte alla manifestazione organizzata dall’associazione ‘UnitedCultures’, che ha aderito al manifesto ‘Un ponte di corpi’ promosso dall’attivista dell’associazione di volontariato e assistenza ai migranti Linea d’Ombra, Lorena Fornasir. “Costruiamo idealmente con i nostri corpi un ponte simbolico di attraversamento della frontiera, per denunciare le continue violenze e i respingimenti di cui sono vittime le persone che tentano di raggiungere via terra o via mare un luogo in cui poter vivere con dignità”, ha affermato Maria Luisa Paglia di UnitedCultures. “Il nostro è un grido muto – ha concluso Paglia – ma di grande di solidarietà nei confronti delle persone bloccate nella pattumiera umana della Bosnia”. Oltre a Trieste, sono state diverse le piazze in tutta Italia e in alcune città europee dove si è manifestato per lo stesso motivo (ANSA).
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