Avrebbe minacciato la moglie di «bruciarla viva» e di riportarla in Marocco dove avrebbe «sistemato tutto». L’avrebbe colpita più volte con schiaffi e pugni, persino quando la donna era in attesa di un bambino. Per più di dieci anni, a partire dal 2009, l’avrebbe vessata e umiliata in ogni modo, anche davanti al figlio che oggi ha appena 10 anni.Il tutto nonostante avesse già una sentenza a suo carico, di condanna, letta dal Tribunale di Como il 24 luglio del 2018.In quella occasione, infatti, la moglie era finita all’ospedale con il naso fratturato e 30 giorni di prognosi, dopo essere stata presa a calci, pugni ed essere stata strattonata e tirata per i capelli.L’uomo, un 47enne originario del Marocco e residente a Grandate, è finito a processo in un dibattimento che si è aperto ieri mattina.La moglie – assistita dall’avvocato Arianna Liberatore – si è costituita parte civile. Nelle carte del processo è depositata anche la sua denuncia querela presentata il 1° luglio 2019, poi integrata il 22 luglio dello stesso anno.Le indagini erano state condotte dagli uomini della squadra Mobile di Como. Secondo quanto contestato dalla Procura, la moglie sarebbe stata sottoposta dal marito a «percosse, insulti, minacce» e sarebbe anche stata «sottoposta a sofferenze fisiche e morali».Tra queste, al termine dell’ennesima lite il 30 aprile 2018, anche la minaccia di essere «bruciata viva» e «ammazzata» dopo averla colpita più volte al capo e al viso.Sempre secondo la tesi della pubblica accusa, dopo la denuncia da parte della donna l’imputato avrebbe cercato di contattare la consorte anche tramite parenti e amici, per costringerla a ritirare la querela e a rinunciare alla separazione per il bene di loro figlio. Lo stesso minore che però avrebbe assistito alle vessazioni e ai pestaggi della madre che proseguivano da anni, sfociati più volte in medicazioni al pronto soccorso.Ora la vicenda è finita di fronte a un giudice del tribunale di Como. Il processo è stato aperto ieri mattina.
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