È un problema che si sta diffondendo, e di cui spesso si sente parlare nei palazzi di giustizia. Una conferma arriva anche da Porlezza, dove un 48enne nato a Como, titolare di una attività che era stata dichiarata fallita dal Tribunale, ha contattato gli acquirenti interessati a rilevare all’asta i lotti del proprio capannone per intimargli di desistere: «Questo capannone è roba mia», sarebbero state le parole dell’uomo rivolte a più persone, alcune delle quali avvicinate dopo un sopralluogo voluto dal curatore fallimentare per mostrare agli interessati i lotti che sarebbero andati all’asta. Sopralluogo avvenuto nel mese di maggio del 2018.«In Albania ho cento operai, non mi costa nulla portarne qui cinque…», avrebbe poi aggiunto paventando il peggio per gli eventuali acquirenti.Sulla vicenda hanno indagato la guardia di finanza, il nucleo di polizia giudiziaria e il procuratore capo Nicola Piacente. Il gip ha accolto le richieste e nelle scorse ore ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’accusa è turbativa d’asta.
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