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Mobilità, il “manifesto” di Nini Binda scatena il dibattito

Quello che ormai è diventato, a buon diritto vista la provenienza, il “Manifesto della Mobilità”, firmato dall’imprenditore ed ex assessore Nini Binda, si sta trasformando, giorno dopo giorno, nel punto di riferimento per discutere del futuro della viabilità cittadina. La pagina pubblicata pochi giorni fa sul Corriere di Como continua infatti a fornire spunti costruttivi per ipotizzare il destino del territorio sul quale si dovrà cercare di allentare la morsa del traffico, sviluppando soluzioni alternative e coinvolgendo la società intera.

E nel dibattito interviene anche l’ex presidente di Asf Autolinee, Cesare Coerezza, esperto dunque del settore mobilità. «Non si può restare indifferenti all’ennesimo appello dell’ex assessore Nini Binda al capezzale della nostra città che di traffico soffoca – è l’esordio di Coerezza – Mobilità e traffico per quale città? Per una Como piccola e sonnolenta città di provincia, o capoluogo di una Vasta Area di oltre 110 mila abitanti?

Quali sono le nostre concrete possibilità? Quando mi sorgono questi interrogativi non posso fare a meno di pensare alla risposta di Antonio Spallino, quando gli chiesi come aveva fatto a prendere decisioni tanto significative per la città. “Prima studiavo, poi studiavo, poi ancora studiavo e mi avvalevo dei migliori sulla piazza, poi, solo poi decidevo”. Da anni in questa città non si studia. E non basta un bravo urbanista o un town designer per rispondere alle domande di Binda, ma una equipe di economisti ed esperti di marketing urbano come ormai fanno le più avvertite città del mondo».

Una sollecitazione chiara e forte dunque. Nini Binda infatti nel suo “manifesto” ha sottolineato come oggi «Como abbia il dovere di mettere a punto un nuovo piano del traffico che possa durare altri 20 anni. Parola d’ordine è fare squadra». Questa la filosofia di Binda che, quasi 20 anni fa, fece approvare il piano tuttora vigente. Fa riflettere, tra i vari spunti, la sua proposta di una «Area C» da istituire sul modello milanese. E proprio su ciò interviene Coerezza.

«Arrivo ad azzardare di sperimentare perfino un’Area C, se non ci fosse altro modo di dissuadere l’accesso alle auto nel centro. Riprendiamo gli esperimenti festivi del blocco delle auto fuori dalla convalle con offerta combinata dei parcheggi di corona (Sant’Anna nuovo, Grandate, Esselunga di Lipomo) treno, navette dedicate, battelli nel primo bacino. Sperimentare è meglio che l’immobilismo di fronte a un malato cronico in peggioramento. Studiare, sperimentare e gioco di squadra, come dice Binda».

E gli esempi sono molteplici. «In una media città europea di uno Stato mediamente ricco, Como avrebbe già una variante in galleria del Borgovico, una bretella in galleria dalla convalle diretta a San Fermo con parcheggio terminale in città, una galleria per superare le strozzature di via Torno, magari una cabinovia ad alta capacità verso Lora e Lipomo, certamente una significativa rete ciclabile, una corona di parcheggi di corona ad alta capienza, pedonalizzato l’intero centro con un asse di trasporto pubblico in sede propria o protetta, il sognato bypass del Lungolago. Il libro dei sogni? Sognare in grande per realizzare il possibile», dice Coerezza. Intanto anche il Circolo Willy Brandt ha immediatamente ripreso l’invito di Binda a ragionare tutti insieme sul tema e ha organizzato per il prossimo 15 settembre un evento dedicato. Un incontro al quale, oltre ovviamente all’ex assessore Binda, sono stati invitati anche undici sindaci del territorio, da quelli della cintura urbana di Como ai paesi confinanti sul lago, proprio per immaginare un sistema unico e condiviso di gestione del problema viabilità.

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