Nel corso del processo di primo grado, concluso a Como nel 2018, erano arrivate 14 condanne. Ora, a quasi nove anni dai fatti per cui si procede, che risalgono al 16 gennaio 2013, altre tre persone sono finite davanti a un giudice (di primo grado) chiamate in causa nel corso delle testimonianze delle udienze del primo processo. Si torna a parlare, nel palazzo di giustizia lariano, della morte di un 52 anni avvenuta all’interno di un cantiere nei pressi del tratto di A9 che da Turate porta a Lomazzo. La vittima, della provincia di Sondrio, rimase schiacciata da una lastra di cemento del peso di due tonnellate che avrebbe dovuto essere posata su una vasca di contenimento delle acque. Le cose però non andarono come previsto e a perdere la vita fu l’operaio valtellinese. Inutile fu il disperato intervento chirurgico al quale fu sottoposto per cercare di evitare il decesso.
La Procura aveva aperto un fascicolo per omicidio colposo. Nel 2018 il processo – che ha portato in aula 14 persone che a vario titolo furono ritenute responsabili dell’accaduto – era arrivato a conclusione del primo grado, condannando tutti gli imputati a 8 mesi di pena. I condannati avevano (a vario titolo) ruoli sul cantiere, dall’essere ispettori per la posa della lastra a ricoprire incarichi di addetti alla sicurezza, passando ovviamente per appaltatori dei lavori, committenti delle lastra e pure esecutori materiali della stessa. Ora altri tre imputati sono chiamati a rispondere di quella morte davanti a un giudice: si tratta del capo cantiere e dei due assistenti.
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