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Musei insubrici in rete con una tessera unica, il progetto in un convegno

Una netta volontà quella emersa sabato mattina nel convegno in rete promosso dai Lions e da Villa Carlotta a favore della Regio Insubrica, istituire una card unica che leghi i musei del territorio che fa capo alla rete transfrontaliera.Più complicato attuarla, a parte i costi di gestione: due monete, euro e franco svizzero, e più soggetti da mettere a sistema che a loro volta rispondono a diverse catene di comando: nazionale, regionale, comunale.Senza contare, carenza non da poco, il fatto che il Lario non abbia creato una rete di musei come invece hanno fatto ad esempio il Lecchese o il Mendrisiotto.Eppure la volontà c’è e potrebbe addirittura portare a richiedere fondi europei Interreg previsti per dialoghi che abbiano quali soggetti partner italiani e non europei.Nel suo saluto Stefano Bruno Galli, assessore all’Autonomia e Cultura della Regione Lombardia, assente per un impegno concomitante, ha dichiarato che la valorizzazione delle realtà museali insubriche è fondamentale. «si deve agli insubri e alla cultura di Golasecca il primo nucleo della comunità lombarda fatta di dedizione tenacia e spirito di sacrificio una terra di acqua dominata dai grandi laghi prealpini con un inestimabile tesoro di storia e arte custodito da una pluralità di soggetti».Un sito tra tutti, il Monte San Giorgio, patrimonio Unesco, «il più importante sito paleontologico del Triassico, gigantesco acquario pietrificato con creature straordinarie o come il delfino Besanosaurus che ne è il simbolo e la principale attrazione».Una card insubrica permetterebbe di mettere in rete con gioco di squadra tutte queste eccellenze e avrebbe anche lo scopo di ottimizzare la promozione e accrescere le occasioni di valorizzazione e incrementare l’attrattività, effetti ancor più preziosi in momenti come questi in cui, Covid permettendo, occorrerà investire soprattutto sul turismo locale e di prossimità.Nel convegno online di Villa Carlotta c’erano una ottantina di iscritti attenti a cogliere i vari spinti del dibattito. Roberto Simone, governatore del Lions Clubs International Distretto 108 IB1 ha sottolineato come «servono nuove modalità di fruizione delle realtà preziose del territorio, una card può essere un nuovo motivo di più profonda coesione di un territorio già omogeneo per cultura lingua e tradizioni. Gli ha fatto eco Daniele Raffa, presidente del Lions Club Mendrisiotto: «Da noi in Ticino si è già fatto tanto, si è creata una rete tra i musei e il prosieguo naturale credo proprio sia arrivare a una card per varcare i confini nazionali. credo sia cosa buona e giusta».Per Maria Angela Previtera, direttrice di Villa Carlotta, museo e giardino botanico che ha chiuso quest’anno con un quarto di presene (50mila quasi rispetto agli oltre 200mila dello standard), «fare sistema è necessario per i musei sul territorio. e lo è prova che noi come Villa Carlotta abbiamo aderito di recente alla rete dei Musei dell’Ottocento in Lombardia. Anche la Regione è dalla nostra parte, ci dà a disposizione strumenti preziosi come i “Pic”, i Piani integrati della cultura che ci spronano a trovare tante modalità per collegarsi con la Svizzera italiana. Tutto il territorio insubrico ha ottime premesse per essere ancor più attrattivo di quanto già non sia e una card condivisa tra musei e collezioni potrebbe essere ottimo incentivo per destagionalizzare il turismo e incentivare una maggiore permanenza dei visitatori».Per Giovanni Cappelluzzo, dirigente della Struttura Patrimonio Culturale Materiale e Immateriale della Regione Lombardia, che riconosce ben 195 musei, la strada della card è quella giusta: «Un sistema di certificazione di qualità dei musei è essenziale per poterli mettere in rete e noi siamo interlocutori e garanti in questo e ci siamo sempre più concentrandoci su reti e sistemi tematici o territoriali. esempio virtuoso di sistema trasformato in card è quello di Garda Musei». Da parte sua Emanuela Daffra, direttrice dei sistema regionale dei musei lombardi, ha ricordato che in Italia in musei sono in costante crescita (nel 2018 erano 4908, nel 2011 erano 3847) ma quelli con più di 500mila visitatori l’anno sono appena l’1%. «Abbiamo una via lattea di piccoli corpi diffusi che raccontano l’identità dei territori e vanno messi in un sistema con regole comuni, una rete che può anche aiutarli a superare carenze drammatiche come quella della mancanza di personale.Tizulu Maeda, coordinatrice della neonata Rete dei Musei d’Arte del Mendrisiotto, ha portato l’esempio virtuoso di un piccolo territorio forte di ben cinque musei diversi ma complementari che arrivano a scambiarsi esperienze e anche opere d’arte oltre a promuoversi con un solo logo e in solo sito. Impensabile sul Lario. Che potrebbe tra l’altro prendere esempio dal Piemonte: Benedetta Baraggioli, responsabile dei progetti culturali del Comune di Novara, ieri ha dato l’esempio concreto di una città al pari di Como con un passato industriale e poco più popolosa, che però sulla cultura investe e crede nonostante le difficoltà: la scorsa estate su 60 giorni 54 giorni hanno avuto eventi e spettacoli. Il modello della card insubrica potrebbe essere quello auspicato da Simona Ricci, direttore dell’Associazione Abbonamento Musei, circuito cui aderisce anche Villa Carlotta: il museo più grande d’Italia esteso tra Piemonte, Lombardia e Valle d’Aosta con convenzioni con oltre 400 strutture, 960mila visite nel 2019 e 235mila iscritti alla newsletter. Aggregare a questi numeri altre realtà della Regio Insubrica sarebbe solo un bene. Per tutti.

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