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Natale di solidarietà: comaschi nelle terre del sisma

Con il furgoncino pieno di cibo, vestiti e altri generi di prima necessità, sabato mattina, si è messo in viaggio verso Norcia e Preci per portare aiuto e conforto a quanti continuano a vivere il dramma del post terremoto. «È il secondo viaggio in poco tempo che faccio con il mio mezzo e anche dopo Natale insieme ad alcuni amici organizzeremo altre iniziative, come il Capodanno con i terremotati», racconta il comasco Marco Lattanzi. «I miei nonni sono di Preci come mia madre e io sono cresciuto in quei luoghi. Ho ancora amici e parenti e da subito mi sono attivato per portare aiuto», racconta al telefono mentre sta per raggiungere Norcia. «È un’iniziativa privata che nasce dal cuore. Porto di tutto, dall’acqua che in molti luoghi è ancora necessaria non essendoci l’acqua corrente, al cibo. Purtroppo ormai si parla meno delle zone terremotate, anche se l’emergenza non è affatto terminata. C’è gente che dorme ancora in macchina», spiega Marco Lattanzi che ha in programma anche altre iniziative.«Il 27 partirà un bilico con due roulotte e 50 quintali di farina che verranno portate al campo militare di Norcia per preparare 1.500 pasti al giorno. Il camion l’ho recuperato grazie all’aiuto dell’associazione “Coast to coast truck team” e il cibo arriva dalla Caritas di Como. Inoltre il 31, insieme a parenti e amici, abbiamo organizzato un concerto a Norcia. Replicheremo il primo dell’anno a Preci», conclude Marco Lattanzi fratello di Enrica Lattanzi, giornalista di Como. Anche lei da giorni nelle terre colpite dal terremoto per prestare aiuto. E sempre impegnata nei luoghi devastati dal sisma c’è anche un’altra comasca. Patrizia Pacchiarotti, membro del comitato di Como della Croce Rossa. «Noi ci troviamo a Monte Monaco un paesino in provincia di Ascoli Piceno – racconta – Siamo qui da una settimana per prestare aiuto fisico, ma soprattutto conforto psicologico alle poche persone rimaste. Si tratta per lo più di anziani, diversi gli ultraottantenni, che non vogliono abbandonare la loro terra». Un luogo ormai deserto. «Si tratta di un centro suddiviso in diverse piccole frazioni. E quindi in una vasta area si trovano magari gruppetti di 4 o 5 case. Tutte lesionate o crollate come le chiese presenti. Abbiamo visto anche la zona rossa, interdetta a tutti, dove invece alcuni edifici sono rimasti in piedi ma non sono agibili. La situazione è sempre molto complicata – racconta Patrizia Pacchiarotti – Nel campo dove operiamo noi sono rimaste solo 30 persone. Qui è operativo anche un asilo dove si ritrova una decina di bimbi. Fortunatamente queste persone dormo in un edificio agibile che ha il nome evocativo di “Casa Gioiosa”. Noi facciamo di tutto, dal servizio trasporto, all’assistenza psicologica che per le persone anziane è decisiva. Molti infatti non vogliono andarsene perché non vogliono abbandonare i loro animali».

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