Non basta illuminare, serve conoscere per deliberare. Nel nuovo libro dell’archeologo Luigi Malnati edito da La Nave di Teseo con prefazione di Vittorio SgarbiLa passione e la polvere. Storia dell’archeologia italiana da Pompei ai nostri giorni, le terme romane di viale Lecco incastonate sotto l’autosilo del Valduce e più volte interessate da visite guidate, sono portate ad esempio nell’ampio corredo fotografico come utilizzo intelligente degli spazi urbani e delle loro origini archeologiche.«La vicenda delle terme mi ha molto colpito – dice Malnati, che è stato soprintendente per la Lombardia e dal 2010 al 2014 direttore generale alle antichità – Como è una delle città lombarde più antiche e importanti dal punto di vista archeologico. Come cerco di spiegare nel mio libro, l’archeologia non deve tutelare solo quello che è visibile ma quello che è invisibile. Sotto di noi le città conservano strati di antiche memorie che si intercettano ogni volta che si scava. La cosa importante da fare e che suggerisco anche a Como è una progettualità virtuale per valorizzare le cose visibili e sopravvissute e nel caso delle mura fare una mappa dettagliata della cinta antica e di quella medievale. Anzi, non solo le mura avrebbero bisogno di tale mappatura, ma tutta la struttura urbanistica della città, dall’età preromana fino a oggi. Ciò permetterebbe di valorizzare non solo le strutture visibili, ma anche di condurre ricerche specifiche di archeologia preventiva con sondaggi di scavo mirati negli elevati degli edifici che hanno inglobato sicuramente parti di mura antiche. Così si potrebbe avviare una valorizzazione complessiva e mirata a tutto l’insieme delle fortificazioni della città, che è stato notevole nel Medioevo».
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