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Nel Presepe di Crevenna si specchia la Brianza proto-industriale

Una ricostruzione frutto di un immenso lavoro

Un contadino sgrana il granoturco, una donna prepara la polenta, altre lavano i panni in riva al torrente. Un mulino aziona un frantoio. Sono gli scenari della Brianza contadina e proto-industriale del celebre Presepe di Crevenna, grandiosa opera frutto di anni di lavoro di un gruppo di volontari che alla fede e alla tradizione hanno unito la passione per il passato.Una decina di metri la lunghezza, sette la profondità. Tra i meccanismi più sofisticati del Presepio di Erba, quello della

Natività: San Giuseppe scopre il Bambino, la Madonna si leva e si mette amorosamente ad allattarlo. Attorno, vi è un caratteristico ambiente di stalla, di mungitura, di panni stesi, di pecore e capre che gironzolano fra la paglia. «È una Natività posta a margine del Presepe, che va cercata, così come in un luogo marginale del resto è nato Gesù», commenta uno dei volontari, Paolo Mauri. Da quest’anno il Presepe di Crevenna, che devolve interamente le sue offerte ai progetti umanitari dell’associazione erbese “Amici di Lilia”, ha sede fissa a Villa Ceriani Bressi e, vero e proprio museo storico, offre la possibilità a scuole, gruppi e privati di una rivisitazione della Brianza proto-industriale sopravvissuta fino agli anni Cinquanta del secolo scorso. È la Brianza degli “zuccuren” (fabbricanti di zoccoli) e dei “cavagnen” (chi intrecciava cesti e gerli). E dei pollai ovunque diffusi. In cui un altro delicatissimo meccanismo muove una contadina che prende un minuscolo uovo da sotto la gallina e lo pone nel suo cestino. Di particolare valore documentario è l’allestimento, che rivisita l’attività meccanica della posateria (manifattura meccanica di forbici e coltelli), che nell’Erbese produceva circa 30mila pezzi al giorno: le stamperie erano lungo il Lambro, mentre la rifinitura era affidata alle officine sparse per i paesi. Un maglio in miniatura riproduce fedelmente il funzionamento degli antichi macchinari per la lavorazione del ferro. La falegnameria allinea minuscole ruote di carro, gambe di tavoli e parti di mobili rustici. Restano pezzi storici del Presepio di Crevenna anche gli scenari dell’allevamento dei bachi da seta e della lavorazione del prezioso filato. Pure le foglie di gelso sono originali, sparse sui “cavalee”, ossia i ripiani lignei su cui sono disposti i bachi nelle stanze superiori, le più asciutte, di una cascina perfettamente ricostruita in questa scenografia erbese. Di eccezionale perfezione è la ricostruzione dei macchinari proto-industriali, primo fra tutti il “piantello di torcitura” a struttura lignea e a più piani, su modello dell’originale di Garlate, ma è fra gli obiettivi dei volontari di Crevenna anche la ricostruzione del celebre filatoio seicentesco a pianta rotonda di Abbadia Lariana. Il Presepio è aperto fino al 19 gennaio. Orario 14-18 e nei festivi anche 10-12. Visite durante l’anno su prenotazione telefonando allo 031.64.57.75 oppure allo 031.64.07.49.

Redazione

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