Nelle poesie di Bianchetti un omaggio all’amore

La presenza e l’assenza, la memoria e l’impossibile oblio, una persona di fiato e carne che diventa fantasma d’amore (come nel film di Dino Risi con Mastorianni e Romy Schneider) ma la cui permanenza nelle stanze più recondite del cuore e della mente – l’amata moglie Gabriella, prematuramente scomparsa – è occasione per uno scatto nella scala evolutiva: e che l’arte della poesia trascende dantescamente in qualcosa di più sublime della mortale fragilità umana, capace di dare corpo e voce all’ineffabile voglia di propagarsi e perpetuarsi che caratterizza l’atto stesso della vita, il suo permanere e bussare alle porte dei cuori e della storia contro ogni evidente ragione contraria. “Amore come energia dell’universo”. Così Antonio Bianchetti, pilastro e fino al 2017 presidente del circolo letterario comasco Acàrya (l’anno prossimo festeggia i 45 anni), presenta il suo attesissimo nuovo libro di poesie, che fa parte della lunga serie dei “Quaderni dell’Acàrya” (siamo già al numero 55 con questo libro) e verrà presentato in anteprima dall’autore al circolo presso l’ex circoscrizione 6 di via Grandi a Como il prossimo 26 novembre alle 21.
“Non so se ho scritto troppo sull’amore” è l’originale titolo, non senza risvolti autoironici precisa l’autore, di questa corposa raccolta di blues poetici da camera, architettonicamente strutturata secondo una scansione rigorosa fatta di punti cardinali, elementi primari della natura e citazioni e rimandi, un canzoniere dedicato all’amore nelle sue declinazioni, dalla sensualità alla spiritualità, e in mezzo lo stupore dell’innamoramento che si fa legame indissolubile, il sentirsi tornare bambini, sentirsi frammenti del grande libro della natura, atomi infinitesimali nell’infinito universo eppure collegati tra loro e legati al tempo stesso a un destino più vasto ed eterno che trascende gli inciampi, le incomprensioni, i silenzi, i mutismi, i litigi. Un libro che è anche un diario in pubblico (dove l’autore dichiara la sua competenza e conoscenza – in barba a ogni polveroso accademismo – del mondo della poesia in musica, con tante citazioni da artisti del rock del suo personale olimpo di riferimenti e compagni di vita e di viaggio come Steve Wynn, Bob Dylan, Brian Eno, Ivano Fossati, Leonard Cohen, Nick Cave e Peter Garbiel). Ed è soprattutto un inno alla vita (come “ipotesi bellissima”) e all’accettazione della sua fragilità. Una poesia matura quella di Bianchetti, che nella sua tonalità evocativa dà voce in modo chiaro e diretto e condivisibile da tutti, anche se chiaramente frutto di lunghe meditazioni e contemplazioni di testi di varie epoche e autori, alla complessità di un tema universale. Un messaggio importante quello di Bianchetti che in un periodo di smarrimenti profondi come quello che attraversiamo, dove è facile lasciarsi invadere dallo scoramento e abbandonare ogni ipotesi nel futuro, suona come un atto di fiducia nella speranza nonostante le prove che la vita pone di fronte all’uomo nel suo percorso esistenziale, fin dall’atto della nascita. Bianchetti ha atteso tanto tempo prima di dar vita a una nuova raccolta poetica e questo va a suo merito in un’epoca di affannosa rincorsa alla novità editoriale, alla messinscena di sé a tutti i costi, all’ultimo post su Facebook. Ecco invece un autore che va controcorrente, che lavora con calma di cesello e con misura nel dar vita con i giusti tempi di sedimentazione e meditazione al suo nutrito corpus di testi – 160 pagine in tutto – , proprio perché l’origine ( ma anche il risultato finale) è un corpo a corpo con un tema di perenne fascinazione per l’arte come è appunto l’amore. Un tema irriducibile e irrisolvibile, che qui viene scandito. C’è un indizio di decifrazione importante nella raccolta ed è nel sottotitolo: “Un altro passaggio dai giardini di ponente”, omaggio implicito a un grande poeta italiano che vive nel Comasco, Angelo Maugeri, che si ispirò proprio alpassagecome avrebbe detto Walter Benjamin se invece di Parigi avesse scritto di Como, intitolato a Luigi Zuccoli che congiunge viale Varese e via Volta un suo celebre libro di poesie di tanto tempo fa. “Al suo titolo – scrive Maria Grazia Duval nella prefazione – vorrei corrispondere col dire che non è mai troppo ciò̀ che si scrive per amore, dal mito di Orfeo ed Euridice alla Divina Commedia con Beatrice, al Petrarca con Laura, per fare degli esempi eccelsi, ogni essere umano che abbia profondamente amato può̀ trovare e trova nella poesia la voce per parlarne, rinnovare e rivivere la cosa più̀ bella che lo spirito possiede, per condividere con l’altro o l’altra da sé il suo a volte purtroppo breve percorso di vita”. Ha ragione da vendere Bianchetti, e va ringraziato per questa fulminea intuizione aforistica: la vita è una ipotesi bellissima, troppo bella perché possiamo permetterci di usurpane il dono, vanificarlo, sciuparlo senza concederci almeno una volta il lusso della poesia, della semplicità, della grazia, dell’ascolto, senza la ricchezza e la pienezza che concede ogni innamoramento. Perché, citiamo, “tutto il resto / è amore che ci sfugge / e sorge ancora / dentro”.