Categories: Cronaca

Nessuno può sfuggire alla “legge del rimpasto”

La storia recente di cambi di poltrone negli esecutivi di Palazzo Cernezzi

Cambiano le amministrazioni, ma nessuno sfugge alla legge del rimpasto, con alcuni casi “celebri” e tutti nel millennio in corso.Nel suo primo mandato, Stefano Bruni scelse di revocare dopo pochi mesi di giunta l’assessore Cristian Mantero, uno dei nomi più pesanti della sua squadra. Era il settembre 2002.

Ne seguì una battaglia legale, con Mantero vincitore in primo grado, reintegrato per un brevissimo periodo in giunta, e poi, nuovamente allontanato, dopo la sentenza di secondo grado.Se nel caso Mantero i partiti furono spettatori della vicenda – l’imprenditore era infatti espressione della società civile – il rimpasto del Bruni bis fu tutto politico e tutto all’interno di un solo partito, Forza Italia, poi diventato Popolo della Libertà proprio nel 2009. Un autentico “ribaltone” che vide lasciare la giunta di centrodestra tre persone di peso, una triade in grado di portare centinaia di preferenze, prima Alessandro Colombo, poi Paolo Gatto (primo degli eletti nel 2007 con oltre 800 preferenze) e pure Umberto D’Alessandro. Per quest’ultimo si trattò in un certo senso di una promozione, visto che il sindaco lo indicò alla presidenza di Acsm-Agam, quale successore di un altro forzista, Giorgio Pozzi, allora commissario provinciale. Il percorso, da assessore a presidente di Acsm, era stato compiuto in precedenza dallo stesso Bruni, che aveva lasciato la giunta Botta (al secondo mandato) per sostituire il forzista Pierpaolo Prizzi in via Stazzi.

Al posto dei tre assessori, nel 2009, entrarono nella giunta Bruni due donne, Etta Sosio ed Ezia Molinari, e Roberto Rallo. L’anno precedente, sempre Bruni aveva accettato uno “scambio” Comune-Provincia sacrificando il suo vicesindaco, Paolo Mascetti per il vicepresidente di Villa Saporiti, Francesco Cattaneo. Quest’ultimo si sarebbe poi dimesso nell’estate successiva.Non è sfuggito al rimpasto neppure Mario Lucini. Dopo un anno di mandato aveva dovuto incassare le dimissioni dell’assessore al Bilancio, Giulia Pusterla, slegata dai partiti e nome forte della sua amministrazione. Per undici mesi Lucini mantenne la delega al Bilancio, poi nell’autunno del 2014, la doppia nomina. Al Bilancio arrivò Paolo Frisoni, un ritorno a Palazzo Cernezzi dopo oltre un ventennio. In giunta pure Savina Marelli (Pd) per la delega al Personale, tolta a Gisella Introzzi, che di conseguenza presentò le sue dimissioni irrevocabili dall’esecutivo.

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