Lo stallo per la sistemazione dell’areaIl Comune e la Multi non desistono dalla ricerca di un accordo che appare comunque difficile
Si apre qualche spiraglio in un’altra cortina fumogena – spessa e urticante come la nebbia dell’inverno padano – che ha sin qui avvolto una delle vicende più complicate del governo della città di Como: la riqualificazione dell’area ex Ticosa.Nonostante la pervicace ostinazione degli amministratori pubblici a non chiarire in modo trasparente i problemi sul tappeto, altri dettagli emergono fino a comporre un quadro che si presenta comunque di difficilissima definizione.Secondo quanto
noto sino a questo momento, lo stallo in cui è piombato il progetto di risanamento della zona a ridosso del cimitero maggiore di Como sarebbe da ascrivere a un problema di interpretazione della norma regionale sui parchi commerciali. Una verità tale soltanto in parte. Una verità dimezzata, dietro la quale si nasconde un corno del problema probabilmente molto più appuntito.Stando a indiscrezioni provenienti da fonti molto ben informate, di cui non è possibile rivelare l’identità per non esporre le stesse a molto più che probabili conseguenze negative, il Comune di Como e la Multi – società aggiudicataria dell’ambizioso progetto di riqualificazione di via Grandi – non sono divisi da cavilli e dalle sottili esegesi dell’impianto normativo regionale. Ciò che blocca la complicata trattativa tuttora in corso è piuttosto una più prosaica quantificazione degli spazi commerciali da realizzare nel futuro quartiere cittadino.La Multi ha spiegato ai vertici politici e ai tecnici di Palazzo Cernezzi di considerare il progetto «economicamente sostenibile» soltanto nella misura in cui fosse possibile mettere sul mercato una superficie calpestabile di 14mila metri quadrati. In un primo momento, sembra addirittura che la richiesta fosse di 18mila metri quadrati, ridotta poi sulla base di una revisione dei disegni condotta dalla stessa Multi. Il Comune ha spiegato alla società che ormai 7 anni fa si aggiudicò l’area come non sia possibile eludere le prescrizioni del documento di inquadramento, il quale fissava nel 25% del totale la superficie commerciale massima realizzabile. Vale a dire, 9.800 metri quadrati. Lo stallo sembra quindi essere totale. Senza alcuna via possibile di fuga.In realtà, da parte di Multi è stato fatto notare come il cinema multisala, i ristoranti e i bar da realizzare in Ticosa possano non essere considerati commerciale puro, quanto piuttosto servizi al commercio. In questo modo, oltre ai circa 10mila metri di negozi veri e propri, potrebbero vedere la luce altre superfici appetibili sul piano immobiliare.Fare previsioni su come andrà a finire non è utile. La volontà di entrambe le parti di trovare una soluzione è vera, autentica.Bloccare tutto sarebbe una sconfitta poco digeribile per chi è andato al governo della città promettendo di cancellare la ferita aperta 30 anni fa.Avvocati e tecnici sono al lavoro. Sono obbligati al silenzio. Ma qualcuno, alla fine, parlerà.
Da. C.
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