Categories: Sanità

Oncologia e prevenzione, Erone punta sui giovani

Si è tenuto nei giorni scorsi il terzo incontro con i ragazzi del liceo artistico “Fausto Melotti” di Cantù sul tema della prevenzione in campo oncologico, a conclusione di un ciclo dell’associazione Erone onlus. Ne parliamo con il presidente Alberto Vannelli, chirurgo oncologo e primario della Chirurgia generale al Valduce di Como. La Giornata mondiale contro il cancro infantile dei giorni scorsi aveva come slogan “Diamo radici alla speranza, piantiamo un melograno”.«In Italia nel 2018, ci sono state 373.000 nuove diagnosi di tumori: di questi 1.400 sono bambini, 800 teenager e 16mila giovani fra i 15 e i 39 anni. Al Nord ci si ammala di più, ma al Sud si sopravvive di meno, soprattutto per la scarsa adesione agli screening e la maggiore diffusione di stili di vita scorretti», dice Vannelli.Il tumore resta argomento difficile, soprattutto per i ragazzi. Ma la corretta informazione è fondamentale. «Abbiamo avviato un progetto di formazione prima ancora che informazione – dice l’oncologo lariano – in cui per una volta fossero i giovani a parlare di tumore, guidati da un oncologo e con la testimonianza di un paziente e di un familiare. Non una lezione ma un dibattito per stimolare i giovani a raccontare le loro paure, dubbi, curiosità non sull’aspetto scientifico di questa materia, ma sulle possibili ricadute nella vita reale. Dopo una prima esperienza pilota l’anno scorso, abbiamo deciso con il dottor Vincenzo Iaia, dirigente scolastico del liceo “Melotti” di Cantù, di incontrare tutti i ragazzi: il mio modello di creare una coscienza oncologica ha trovato fattiva realizzazione insieme alla testimonianza di Antonella Corbisiero che ha portato la sua esperienza e quella della figlia che ha raccontato le sue paure nell’accompagnare la mamma in tale percorso».Parlare di tumore è sempre difficile, ma non se ad ascoltare sono i giovani. «I ragazzi – prosegue Vannelli – faticano a sentire il tema della prevenzione oncologica come qualcosa che li riguardi, perché la possibilità di soffrire un giorno di tumore non fa parte del loro vissuto. Eppure i tumori spesso cominciano il proprio percorso di trasformazione in questa età; ecco perché è soprattutto ai giovani che bisogna parlare: far sapere come proteggersi, evitando i rischi derivanti da “fattori ambientali” e “stili di vita scorretti” e comprendere l’importanza dei vaccini come ad esempio quello per l’infezione da Hpv che è oggi un’emergenza sociale poco discussa».

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