Era stata licenziata senza preavviso dal Comune di Como e allontanata da Palazzo Cernezzi a partire dal 7 giugno 2018. Alla donna – assunta nel 2014 – erano stati contestati, con un avvio del procedimento disciplinare datato 4 aprile 2018, «gravissime carenze nello svolgimento della prestazione lavorativa». Carenze che sarebbero state quantificate in un «debito complessivo di 33 ore». Ora, per quelle stesse vicende, la signora – 55 anni di Cadorago – è stata rinviata a giudizio anche dal gup di Como Carlo Cecchetti, in accoglimento della richiesta del pm Alessandra Bellù. Alla ex dipendente è stato contestato l’aver «attestato falsamente la propria presenza in servizio con modalità fraudolente» in quanto, secondo il capo di imputazione, «ometteva di effettuare timbrature presentando successivamente delle dichiarazioni in sostituzione delle omesse timbrature con indicazione di un orario di ingresso falso». La difesa tuttavia contesta le accuse e ha scelto di difendersi in un pubblico dibattimento senza optare per riti alternativi. L’udienza sarà a maggio.«Vogliamo dimostrare di fronte al Tribunale di Como – ha commentato l’avvocato Antonio Lamarucciola – l’assenza di qualsiasi intento fraudolento della dipendente che da un lato ha utilizzato una procedura prevista dal Comune in caso di malfunzionamento del cartellino elettronico, dall’altro aveva tutto l’interesse a chiarire gli orari di entrata e di uscita giacché in caso contrario avrebbe perso, non pagate nello stipendio, tutte le ore lavorate nel singolo giorno ove risultava anche solo un ritardo rispetto a quanto dichiarato». Insomma, la «mancata timbratura andava a solo discapito della dipendente» che quindi non poteva affatto «truffare il comune».
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