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Otto anni dopo l’arresto in corsia, il Sant’Anna licenzia Rumi

Clamorosa decisione dell’azienda ospedaliera. Durissimo il documento con i motiviLicenziamento «per giusta causa senza preavviso, con decorrenza dalla data del 3 febbraio 2003, in cui ha avuto inizio la sospensione cautelare del dipendente». Il dipendente in questione è Angelo Rumi e la data citata è una di quelle rimaste nella storia del Sant’Anna, il giorno dell’arresto in corsia del medico, allora primario della Chirurgia A. Una vicenda lunga e dolorosa, che sembrava chiusa il primo gennaio scorso con la lettera di dimissioni e il pensionamento del medico pavese.La direzione dell’azienda ospedaliera Sant’Anna ha firmato una delibera che decreta la rottura del rapporto di lavoro con Angelo Rumi, alla luce anche di un giudizio dell’Ufficio procedimenti disciplinari. Il chirurgo pavese, in estrema sintesi, è stato licenziato. La data del provvedimento è retroattiva e cancella dunque di fatto gli ultimi 8 anni di servizio del chirurgo. In questo lungo periodo – tra sospensioni, malattia e aspettativa – Rumi non ha lavorato neppure un giorno. Ma è sempre rimasto un dipendente dell’azienda ospedaliera, e come tale stipendiato. Il clamoroso licenziamento apre ora un inevitabile contenzioso sull’eventuale restituzione della retribuzione corrisposta al medico in questi anni.La delibera che sancisce il licenziamento usa parole durissime contro il medico, facendo riferimento in particolare alla sentenza che, in primo grado, aveva condannato il chirurgo a cinque anni e quattro mesi per sette omicidi colposi di altrettanti pazienti. Il reato è stato poi prescritto lo scorso anno, prima della sentenza di Appello. «Con i comportamenti addebitati e accertati – si legge nel documento – il dottor Angelo Rumi si è reso gravemente colpevole di negligenze, imprudenze e imperizie, di condotte non conformi ai principi di correttezza e di collaborazione nei rapporti interpersonali con gli altri dirigenti, con il personale e con gli utenti, di non aver curato con la massima diligenza la compilazione, la tenuta e il controllo delle cartelle cliniche, di non essersi attenuto alle norme regolatrici del rapporto di lavoro».«I comportamenti suddetti, anche singolarmente considerati – è la conclusione – integrano giusta causa per il recesso dal rapporto di lavoro, con decorrenza dalla data in cui il dottore era stato sospeso cautelarmente dal servizio».I vertici dell’azienda ospedaliera hanno preferito non rilasciare alcun commento sulla decisione. Il direttore amministrativo Salvatore Gioia, che ha seguito direttamente il caso negli ultimi anni, si è limitato a ribadire che si tratta di «una vicenda dolorosa». Il legale del medico, Gino Frassi, aveva contestato la decisione di aprire un procedimento disciplinare, visto che ormai Rumi si era dimesso, ma le contestazioni sono state respinte dall’azienda ospedaliera.

Anna Campaniello

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