«Il Broletto come superficie di affissione mi mancava». È ironico – ma non troppo, forse – Alessandro Rapinese. Che in questa ultima settimana ha pubblicato sul suo sito Internet (www.rapinesesindaco.com) ben quattro interrogazioni sulla Città dei Balocchi. L’ultima di queste interrogazioni, sicuramente la più singolare, riguarda l’utilizzo della facciata del Broletto come spazio pubblicitario.Gli apprezzati giochi di luce con i quali gli organizzatori della Città dei Balocchi accendono e colorano i monumenti e alcuni palazzi del centro storico includono anche alcune sponsorizzazioni.Motivo per il quale il capogruppo della lista “Rapinese sindaco” ha interrogato il sindaco Mario Landriscina. Per sapere, in particolare, «chi abbia autorizzato l’utilizzo del Broletto quale spazio pubblicitario» e «quanto abbia pagato la T.B.M. Service al Comune di Como per aver ottenuto il permesso di utilizzare il Broletto a mo’ di cartellone pubblicitario».In realtà, prima che Rapinese depositasse la sua interpellanza, non erano state poche le segnalazioni relative a un uso «improprio» della facciata dello storico edificio di piazza Duomo. Non che la pubblicità possa essere motivo di scandalo, ma come per le casette allineate lungo il perimetro della cattedrale, così la sponsorizzazione proiettata sul Broletto non è piaciuta a molti. Che l’hanno giudicata eccessiva.L’interrogazione di Rapinese – questa e pure le altre – va probabilmente letta in una precisa direzione. Ovvero, il richiamo a non trasfigurare troppo il mese di eventi natalizi premendo in modo risoluto sul pedale della commercializzazione.
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Il bilancio del prefetto Bruno Corda prima di lasciare il lago : «L’ondata migratoria il momento più complesso»
Il momento più difficile ma allo stesso tempo quello più stimolante è «sicuramente stato l’arrivo dell’ondata migratoria di centinaia di profughi alla stazione di San Giovanni. L’emergenza scattata ormai alcuni anni fa che ha messo la città e le istituzioni davanti a un fenomeno che mai si era presentato con simile intensità a Como. Una situazione che ha richiesto un grande impegno alle forze dell’ordine, allo Stato e ai comaschi che hanno dimostrato di essere un popolo accogliente e generoso». Le parole sono di Bruno Corda, ex prefetto di Como che il 23 luglio lascerà il posto al suo successore, Ignazio Coccia in arrivo da Bologna.
E questo pomeriggio, ancora intento a riempire gli ultimi scatoloni nel suo ufficio – la sua prossima destinazione sarà Roma dove sarà vice capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione – ha voluto fare un breve bilancio della sua esperienza in riva al lago. «In questi 4 anni ho visto una città in rapido cambiamento – ricorda il prefetto – Il numero delle persone è cresciuto. Erano già tanti i turisti ma adesso è incredibile e bisogna lavorare sotto questo profilo». Una città dove il fenomeno migratorio ha caratterizzato gli ultimi anni. «È stato importante il lavoro di squadra. La compattezza sui vari fronti istituzionali e l’apertura dei cittadini che insieme al mondo del volontariato hanno fatto la loro parte. Abbiamo così gestito una situazione complicata dando delle linee da seguire anche per il futuro». E sui comaschi è chiaro. «Non me la contano giusta. Raccontano di essere chiusi ma non è così. Come i sardi – che rappresento – prima parlano, conoscono chi sta di fronte e poi diventano gli amici migliori».
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Il bene pubblico e l’effetto Las Vegas
di Lorenzo Morandotti
Ogni nuovo evento Vip che conferma il Lario meta d’elezione è un carico di manna per l’immagine di cui godiamo nel mondo. Ripeto ciò che ho scritto pochi giorni fa. Ma tutto ciò che esiste ha una serie di limiti: fisico, legale, etico, estetico. E il dibattito che cresce in queste ore tra web e palazzo attorno a Villa Olmo, bene pubblico dal 1927, pare lo confermi. Di questi tempi è sottile il sentiero che unisce il mercato e il rispetto dei beni culturali. E infatti sull’argomento fioriscono fiumi di parole: vedi le considerazioni di Salvatore Settis che, Costituzione alla mano, ha sottolineato: «Beni demaniali, usi collettivi ed esercizio popolare della sovranità sono tutt’uno».
Il mercato non è un demonio, per carità. E Como ha tante qualità per navigarlo a testa alta e portafogli gonfio. Ma ciò non autorizza ancora a riservare alla villa più bella del capoluogo, bene pubblico, il destino univoco di tanti altri luoghi di delizia privati. Nemmeno se l’uso “privato ed esclusivo” è temporaneo e regolato da apposito vincolo contrattuale. In assenza di grandi mostre che ne orientino l’attività per molti mesi come un tempo, la storica dimora a lago in stile neoclassico, a dire il vero, si è prestata a un uso polifonico, e infatti solo per stare agli ultimi mesi ha visto sfilate di moda, set cinematografici, presentazioni in grande stile e nozze d’alto bordo. Ma da Dolce&Gabbana ad Ambani (la famiglia indiana che l’ha presa in affitto) forse un po’ ne corre. Per carità, dei gusti non si disputa e il denaro non ha odore, dicevano i latini.
Resta un margine di dibattito circa l’effettivo interesse pubblico di quel che trovi in calendario: forse non ha lo stesso effetto volano sul piano mediatico del recente evento Dolce&Gabbana la festa per un fidanzamento, sia pure con – pare – 600 invitati di alto lignaggio e caratura internazionale, con impianto luci bollywoodiano e introito importante per le casse cittadine (e peraltro si potrebbe discutere sul valore attribuito dal Comune al tempo-spazio chiamato Villa Olmo). La moda in luglio ha proiettato Como e il lago sull’orizzonte internazionale, lo stesso ha fatto Netflix in agosto con la diva Jennifer Aniston. Siamo certi che con il romantico apparato scenico indiano si viaggi sulla stessa lunghezza d’onda? A proposito di agenda: a metà ottobre, se tutto procede come previsto, la giunta del Comune di Como dovrà esaminare la proposta operativa di gestione che le verrà sottoposta da un’agenzia esterna, incaricata di individuare la migliore modalità per progettare e governare le attività di Villa Olmo secondo la sua vocazione pubblica. Ospitando quindi, tanto per fare un esempio, grandi mostre internazionali, convegni e iniziative proprie di una casa della cultura che appartiene a tutti.
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«Il 2019 sarà l’anno delle monete». Mostre, Como romana protagonista
Il futuro delle attività espositive di rilievo culturale a Como si gioca tutto sull’esposizione delle monete romane rinvenute la scorsa estate a Como. Stiamo parlando dell’epocale ritrovamento di un migliaio di monete d’oro in via Diaz in pieno centro storico, nel cantiere che realizza appartamenti dalle ceneri dell’ex cinema Cressoni.Non si sa ancora – dato che è ancora da annunciare il palinsesto delle mostre nei vari spazi comunali – se l’evento sarà a Villa Olmo, principale “casa della cultura” cittadina, per cui il settore Cultura di Como deve lavorare in parallelo con l’assessore al Commercio Marco Butti, che ha assunto l’incarico di studiarne la gestione tramite una futura fondazione.Giovedì scorso l’assessore alla Cultura di Como Simona Rossotti ha incontrato a Palazzo Cernezzi Barbara Grassi della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le provincia di Como che ha diretto lo scavo archeologico. L’obiettivo di lungo periodo è armonizzare l’insieme delle proposte culturali. Cosa non facile perché dopo anni di sostanziale inattività c’è da riordinare l’intero sistema museale civico per capirne le modalità di gestione e i costi di manutenzione delle strutture. Un processo lungo e complesso, in parte avviato con la nuova sezione romana del Museo Archeologico Paolo Giovio in piazza Medaglie d’Oro.«Sto lavorando per portare entro l’anno le monete d’oro romane di via Diaz dalla soprintendenza di Milano di nuovo a Como. Dove sono destinare a rimanere in permanenza, almeno in parte. Stiamo ancora decidendo la sede migliore. Tutti gli eventi espositivi del 2019 avranno come fulcro l’archeologia e l’epoca romana cui appartengono le monete ritrovate in via Diaz, quest’anno ci concentreremo al massimo su questo. E in parallelo pensiamo agli “stati generali” della cultura da far ruotare attorno all’evento delle monete».A fine mese uscirà il maxibando comunale sulla cultura, e l’assessore Rossotti lavora in parallelo con il collega assessore al Commercio Marco Butti a un altro bando sugli eventi che riguarderà anche la tassa di soggiorno comunale e quindi la promozione turistica del capoluogo lariano.
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Ico Parisi profeta della modernità
di Lorenzo Morandotti
Nel 1991 il grande designer comasco d’adozione Ico Parisi realizzò in piazza Cavour la provocatoria installazione di un’auto imprigionata in un cubo di cemento. Quell’opera – d’arte a tutti gli effetti anche se con un forte impegno sociale e politico – può ben rappresentare, ancora oggi, ciò che gli automobilisti lariani e i turisti ospiti in città devono patire quotidianamente, come raccontano le cronache di questo dicembre.
Viabilità e parcheggi sono problemi in primo piano da sempre nel capoluogo. Tant’è vero che un tempo la stessa piazza Cavour, definita il “salotto buono” dei comaschi, venne utilizzata come parcheggio.
Quello di Ico Parisi , che ieri è stato ricordato a Villa Olmo come uno dei “motori” della mostra essa pure profetica Colori e forme della casa d’oggi del 1957, e anche della manifestazione d’arte collettiva Campo Urbano del 1969, fu un grido d’allarme per una città assediata dalle auto e dal traffico caotico con relativo inquinamento per polmoni ed orecchie. Un problema ovviamente non solo comasco, ma che sembrava raccontato su misura in modo quasi sartoriale per Como. Un grido profetico.
E, sempre in vena di iperboli, Ico Parisi oltre ad ambientare una delle sue celebri “utopie” urbane proprio in piazza Cavour, vi realizzò una contestatissima installazione qualche tempo dopo, nel 1994: era fatta di spazzatura opportunamente imballata – con il benestare dell’azienda locale che ne curava lo smaltimento. Con il senno di poi, vista l’emergenza ecologica mondiale che subiamo, gli va riconosciuto una medaglia aggiuntiva di profeta, categoria peraltro come si sa inascoltata nella patria di appartenenza. In un’intervista a Espansione Tv rimasta storica, l’artista disse che Como, protagonista in passato della cultura e della storia dell’arte, era tristemente destinata a diventare un mero corridoio tra l’Italia e la Svizzera. Argomentazioni forti, anche qui. Forse per questo Parisi è tuttora un profeta inascoltato.
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I writers imbrattano ancora la cabina di viale Rosselli
La denuncia dell’associazione Per Como pulita
“È andata a finire così… è ancora in giro a distruggere la nostra città…” questo il laconico commento lasciato sulla pagina Facebook dell’associazione “Per Como pulita” il gruppo di volontari, vincitori dell’Abbondino d’oro 2017, che da tempo si occupano di cancellare scritte e graffiti dai muri della città.
A inizio primavera i volontari di “Per Como pulita” erano intervenuti dulla cabina elettrica di viale Rosselli, all’imbocco di viale Cavallotti. Un punto di grande passaggio e di accesso ai giardini dell’ex Zoo. Le pareti della casetta erano state completamente imbrattate. Dopo l’intervento di “Per Como pulita” la casetta era tornata del suo grigio originale.
Almeno fino all’ultimo passaggio di un graffittaro, che ha lasciato la sua firma e una serie di scritte con la vernice color ruggine. La lotta contro i writers dell’associazione prosegue, quartiere dopo quartiere.
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I “suggerimenti” e le stilettate del parroco di Grandate: «I sacerdoti accolgano i migranti in casa»
«A Como ci sono 26 case parrocchiali e almeno 15 appartamenti di vicari parrocchiali, senza contare tutti gli altri appartamenti abitati da sacerdoti. Perché non iniziare un’esperienza di accoglienza nella case, di vita condivisa con uno o due migranti o (nelle case più grandi) con qualche famigliola? Questa sì sarebbe accoglienza e integrazione. E sarebbe risolto il problema della chiusura del centro di via Regina». Il parroco di Grandate, don Roberto Pandolfi, interviene sul caso della chiusura, annunciata dal governo, del centro per migranti di via Regina, a Como.Una decisione contro cui sono scese in campo la Caritas e diverse associazioni di volontariato che hanno chiesto, con una lettera aperta, di non chiudere la struttura perché «può diventare risposta a tante altre forme di povertà presenti in città, legate al fenomeno migratorio e non solo». La Diocesi ha poi invitato tutti i sacerdoti a leggere, al termine della messa domenicale, una sintesi del documento della Caritas.E proprio su questo punto ieri ha preso posizione don Pandolfi, che ha espresso il suo pensiero, critico e ironico come è nel suo stile, nell’ultima delle riflessioni pubblicate sul sito della parrocchia.Dopo aver definito, ironicamente appunto, la questione di via Regina «la più scottante per la Chiesa e per il mondo in questi tempi», il parroco di Grandate ha puntualizzato che l’invito del vescovo a leggere «il comunicato in tutte le chiese della città è stato accolto da diversi parroci, ma non da tutti». E ha aggiunto: «Soprattutto è stato ignorato in Duomo, la chiesa del vescovo, quella dove il comunicato avrebbe avuto maggiori possibilità di essere ascoltato anche da chi non risiede a Como. Verrebbe da chiedersi come mai. Forse che diversi preti non erano d’accordo sui contenuti del comunicato? O sul metodo?».Don Pandolfi ha poi offerto due suggerimenti. Il primo alla Caritas, nel nome della «trasparenza», invitandola – per «mettere a tacere calunnie e illazioni» – a pubblicare il proprio bilancio e quelli «delle cooperative e onlus della sua galassia, così che tutti possano verificare entrate, uscite, numero dei dipendenti, quanti di costoro impiegati nell’assistenza ai migranti, quanti in altri settori».Il secondo suggerimento è indirizzato «ai firmatari della lettera aperta e a tutti i preti e vescovi residenti in città». L’invito è quello di accogliere nelle case parrocchiali e negli altri appartamenti dei sacerdoti «uno o due migranti o (nelle case più grandi) qualche famigliola». Se poi «alle case dei preti aggiungiamo quelle dei firmatari della lettera, la città di Como potrebbe dare un contributo significativo a livello nazionale» come «accoglienza e integrazione».«Lo sapeva bene don Renzo Scapolo – conclude il parroco di Grandate – Lui non si era limitato ai proclami e i profughi (libanesi, allora) se li era presi in casa. E anche in chiesa. Ma era un profeta, lui».
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I riconoscimenti del Coni ai protagonisti dello sport, in campo e fuori
Un lungo elenco di comaschi premiati dal Coni nazionale per il loro impegno a livello dirigenziale e per i risultati sportivi.Riconoscimenti che saranno consegnati in una cerimonia organizzata dal Coni provinciale, coordinato da Katia Arrighi (delegato da un anno e mezzo).Al di là dei trofei alla carriera, nello specifico quelli che saranno consegnati agli atleti riguarderanno l’anno agonistico 2017.In ordine di importanza, i premi più rilevanti sono le Stelle d’oro («personaggi che con opere di segnalato impegno ed in positività d’intenti abbiano lungamente servito lo sport», è la definizione del Coni), che sono state assegnate ad Antonio Pini e Walter Schmidinger, da anni responsabili, rispettivamente delle federazioni comasche di pallacanestro e tennis.
Il (lungo) elenco di sportivi che riceveranno i riconoscimenti fra qualche mese, sul Corriere di Como in edicola martedì 31 luglio
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I produttori di Netflix: “Grazie ai comaschi”
«Grazie per questa bella iniziativa a nome della città e anche di tutto il territorio lariano, mi si è aperto un mondo entusiasmante e fantastico, che non conoscevo».Così oggi all’una durante una pausa del set del film di NetflixMurder Mysteryil sindaco di Como Mario Landriscina ha voluto ringraziare la produzione per avere scelto il Lario e il suo capoluogo.«È stata un’avventura fantastica – ha detto – Grazie agli uffici dei vari settori di Palazzo Cernezzi che si sono prodigati per supportare la produzione affinché questa iniziativa stupenda fosse realizzata». Un grazie anche a nome degli altri comuni visto che si è girato anche sulla sponda occidentale del Lario fino ad Argegno: «Abbiamo indubbiamente vissuto giorni complessi ma anche molto coinvolgenti».Il film sarà pronto per il pubblico a fine primavera o estate del 2019. «Questa iniziativa – ha sottolineato i8l sindaco – ha portato molto lavoro e molti investimenti sul territorio».
«Grazie a Como – hanno risposto i tre produttori di Netflix Allen Covert, Kevin Grady e Barry Bernardi, un team che lavora insieme da trent’anni – La vostra città l’abbiamo scoperta grazie al suggerimento dell’attore protagonista del film Adam Sandler, è una città che ci ha dato una grossa mano anche se in questo periodo dell’anno è molto affollata dai turisti. Grazie di cuore ai comaschi per l’accoglienza che ci hanno riservato. È bello lasciare la città più contenti di quanto eravamo all’arrivo e speriamo valga anche per voi comaschi. Parleremo molto di Como e della sua accoglienza. La cooperazione e la sinergia che si sono create hanno permesso di portare Hollywood in riva al lago, è stato come sentirci a casa. Tutti ci hanno messo in condizioni di lavorare in modo ottimale.»
Jennifer Aniston e Adam Sandler, i divi protagonisti anche ieri sul set in città murata, sono una coppia affiatata,«È raro trovarne così – hanno detto i produttori a Palazzo Cernezzi durante l’incontro con il sindaco, accompagnato dagli assessori Elena Negretti (Polizia locale) e Simona Rossotti (Turismo e Cultura) e dal presidente della commissione Cultura Franco Brenna – hanno dato una grossa mano alla produzione e alla sceneggiatura del film, non sono solo attori famosi. Per un ottimo script e un ottimo cast avevamo bisogno di una location perfetta e a Como l’abbiamo trovata: dovevamo ambientarvi una storia di mistero, con ville splendide come villa erba e strade strette per i nostri inseguimenti – In moltissimi ci hanno consigliato Como e avevano ragione, è un luogo speciale».
Nella foto, il mercatino tipico allestito per il set in piazza Medaglie d’Oro tra sabato e domenica scorsi.
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I primi vent’anni dell’Università dell’Insubria
Sabato, a Como, al mattino, un momento amarcord, a Varese, al pomeriggio un tour alla scoperta dell’Ateneo. Ingresso gratuito e aperto alla cittadinanza
L’Università degli Studi dell’Insubria compie vent’anni e invita la cittadinanza a festeggiare insieme l’anniversario della fondazione, che ricorre sabato 14 luglio, con due momenti salienti: a Como al mattino il racconto della nascita dell’Ateneo e il brindisi con la città e a Varese al pomeriggio, il tour nel Campus e un momento di intrattenimento all’insegna del divertimento e della musica, con i Truzzi volanti e cinque gruppi musicali insubri.
«Nel giorno del Ventennale la nostra intenzione è aprirci alle città sedi dell’Ateneo, Como e Varese, fare conoscere la nostra storia e le attività che ogni giorno svolgiamo nelle Aule e nei laboratori» – racconta così il senso dell’iniziativa il professor Alberto Coen Porisini, rettore dell’Università degli Studi dell’Insubria, in carica fino al 31 ottobre. «L’Università degli Studi dell’Insubria è giovane, ma questo nome, Insubria, che venti anni fa sembrava inconsueto, adesso è entrato nelle corde delle persone: vogliamo diffonderlo sempre di più, vogliamo che l’Ateneo sia considerato parte del tessuto cittadino, vogliamo essere immediatamente ricondotti all’idea del sapere; l’Università dell’Insubria come luogo della conoscenza, l’Università dell’Insubria come spazio per la crescita degli individui, l’Università dell’Insubria come punto di riferimento culturale e scientifico» aggiunge il rettore. «Il 14 luglio al mattino a Como invitiamo tutti ad ascoltare la storia dell’Ateneo: proprio la giovane età della nostra Università, infatti, ci permette di sentire un racconto diretto, senza intermediari; a Varese, al pomeriggio, invitiamo la cittadinanza a scoprire gli spazi e le attività che quotidianamente vengono realizzati: aule, archivi, laboratori saranno aperti e – con la guida di docenti, personale e studenti – sarà mostrata ai partecipanti la vita dell’Ateneo. Seguirà un momento di festa: è un compleanno e come tale va festeggiato».
Dopo un breve saluto istituzionale, alle 10.30, nell’Aula Magna del Chiostro di Sant’Abbondio, a Como, si comincia con un momento amarcord: “TwentyTales -Ti racconto la nostra storia, ti racconto la mia storia” è un’occasione per ricordare e riflettere sull’Ateneo, sulle sue origini, attraverso le voci di chi c’era al momento dell’istituzione dell’Ateneo: la memoria storica dell’Ateneo, i primi presidi di facoltà, il personale giunto dagli atenei “gemmanti”, i primi laureati e il futuro dell’Ateneo, con le nuove matricole: il passato e il presente attraverso uno storytelling sapientemente gestito dalle docenti Michela Prest e Marina Protasoni, con l’ausilio di testimonianze e di immagini della storia dell’Università dell’Insubria. Come l’Università ha cambiato Varese e Como: città sedi dell’Ateneo? Ingresso libero.
A Varese, dalle 17 è in programma il “TwentyTour”: Tour a tappe nel Campus Bizzozero, alla scoperta delle ricerche che si svolgono dentro i laboratori universitari con i docenti, i ricercatori e gli studenti dell’Ateneo. Quanti varesini sanno che l’Archivio della poetessa Antonia Pozzi si trova al Collegio Cattaneo? Quanti sanno che all’Insubria si stanno studiando le nuove tecnologie agroalimentari con la realizzazione di una serra robotica? Avete mai visto l’occhio di una mosca al microscopio elettronico, il microscopio che ci permette di vedere in tre dimensioni? Il Tour è concepito come un racconto dell’Università attraverso l’impegno e gli studi dei suoi protagonisti: i visitatori in piccoli gruppi saranno accompagnati nelle tappe al Palazzetto dello Sport, al Collegio, ai Padiglioni Bassani, Dunant, Morselli, Antonini, Monte Generoso, ex Colonia Agricola e Spallanzani.In parallelo sono previsti – grazie alla collaborazione con CUS INSUBRIA – Match di Beach Volley e Calcetto e Mini club per i bambini.Ingresso libero.
Dalle 19 è festa “TwentyParty”: una serata per tutte le persone che vogliono vivere l’Insubria e festeggiare il compleanno dell’Università con possibilità di cena e DJ Set.
Alle 20.30 “TwentyFly” Special Guest all’Uninsubria i “Truzzi volanti”, che con le loro acrobazie faranno volare la serata.
Dalle 21 è “TwentyMusic” Live dal Campus con i gruppi musicali insubri: Acustic Cakes; Disselcici; Stormstone; Tuesday Gone; Odyssea; D-Doc & Virus sono i gruppi scelti per il live, band e artisti di studenti, ex studenti, docenti e personale dell’Ateneo, con repertori rock, dall’Indie al Pop e al Folk italiano e internazionale, dall’hard rock anni 70/80 al punk rock.Chi parteciperà alle iniziative indossando qualcosa di verde, riceverà il gadget di #TwentyInsubria in edizione limitata!
Il Ventennale è social: i migliori video di auguri pervenuti saranno condivisi infatti sui canali ufficiali dell’Ateneo. I video dovranno essere pubblicati su Instagram, nella propria gallery con profilo pubblico, o sulla propria bacheca di Facebook con post pubblico, con l’hashtag: #TwentyInsubria (chi pubblicherà una foto o un video di auguri su Instagram o Facebook fino al 29 settembre con l’hashtag #TwentyInsubria, riceverà il gadget del Ventennale).
Per seguire tutto il cartellone degli eventi del Ventennale che andrà mano a mano arricchendosi di ulteriori iniziative, consultare il portale d’ateneo alla pagina del Ventennale:www.uninsubria.it/ventennale
Chi pubblicherà una foto o un video di auguri su Instagram o Facebook fino al 29 settembre con l’hashtag #TwentyInsubria, riceverà il gadget del Ventennale, in edizione limitata*
Stiamo raccogliendo ricordi o aneddoti sull’esperienza di docenti e personale in università (foto, video, racconti…)Faranno parte del racconto in programma il 14 luglio, che aprirà le celebrazioni del VentennaleAl termine, restate con noi per il taglio della torta: 14 luglio ore 11.00 presso il Chiostro di Sant’Abbondio – Como| Ingresso libero
In contemporanea: i bimbi potranno cimentarsi con l’atletica, la danza o il volley con la guida degli istruttori del Cus Insubria, mentre studenti, docenti e personale (in squadre miste), potranno giocare a beach volley e a calcettoPer le partite, è necessario confermare la partecipazione entro mercoledì 11 luglio con una mail a:ventennale@uninsubria.it, indicando la preferenza per uno dei due sport – iniziativa in collaborazione con Cus Insubria
Si possono seguire e condividere tutti gli aggiornamenti e il racconto del ventennale sui canali social di Ateneo: Instagram e Facebook o con l’hashtag dell’evento: #TwentyInsubria