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Palasport, Caradonna va all’attacco

Il requiem celebrato per il villaggio dello sport di Muggiò con un emendamento nell’ultimo bilancio comunale non era certo inatteso. Ma sentire parlare di speranze legate a finanziamenti privati per il futuro del palazzetto di Como ha fatto letteralmente trasalire ieri l’ex assessore ai Lavori Pubblici di Palazzo Cernezzi, Fulvio Caradonna.La storia del degrado del palazzetto di Muggiò parte infatti da lontano. Costruito nel 1970, con un campo in parquet per basket e volley e una palestra

per le arti marziali, oltre a uffici e campi da tennis, il Centro sportivo di Muggiò ha subito messo in luce tutti i suoi limiti. Materiali “poveri” per porte e controsoffittature, problemi di impermeabilizzazione e difficoltà di gestione e controllo.«Sì, ma dieci anni fa eravamo arrivati a un passaggio importante – ricorda Fulvio Caradonna – e fu proprio il sindaco Mario Lucini, allora capo dell’opposizione, a bocciare il project financing che ora ha rispolverato con un assurdo tempismo».Ci spieghi meglio.«Iniziamo dalla fine – attacca Caradonna – Parlare oggi di project financing per una struttura sportiva a Como fa ridere. Ditemi voi quale impresa in un simile momento di crisi può essere disposta ad investire milioni di euro e recuperarli, euro dopo euro, vendendo i biglietti per la piscina o per il palasport. Ma siamo seri, su».Quindi il periodo del project financing è finito?«È uno strumento, ad esempio, che oggi sopravvive per le strutture autostradali e ferroviarie – spiega Caradonna – ma non certo per lo sport. Noi come Ferrovie Nord – (oggi l’ex assessore è nel cda della società, ndr) – abbiamo dato l’incarico alla Bocconi per studiare un project financing per il collegamento tra i due aeroporti di Malpensa, T1 e T2, per 110 milioni di euro. Chi parla di investimenti privati nel palazzetto di Muggiò non sa neanche cosa dice o lo fa solo per gettare fumo negli occhi».Dieci anni fa, invece, si poteva fare il nuovo palasport?«La procedura era ben avviata, eravamo a tre quarti dell’iter – ricorda Caradonna – Con il dirigente Antonio Ferro seguivamo le opere pubbliche e la procedura di affidamento era praticamente chiusa. Pensi che il nostro modo di operare per il nuovo palasport di Como, uno dei pallini dell’ex sindaco Alberto Botta poi adottato anche da Stefano Bruni, venne preso come esempio da Regione Lombardia quale progetto virtuoso».E, nel 2003, Caradonna spiega come era stato anche individuato il costruttore-gestore.Un partner affidabile, la società di Torino che andò poi a realizzare tutte le opere per le Olimpiadi invernali del 2006.«Avrebbero gestito per trent’anni la struttura. Era prevista una nuova piscina, un palasport degno di Como oltre a un supermercato dello sport e aree esterne. L’iter si bloccò in consiglio comunale per via di una delibera presentata in ritardo con l’opposizione di Mario Lucini, allora capo della minoranza. Adesso lo stesso Lucini parla di project financing, ebbene sappia che il Comune di Como, in una simile operazione, deve metterci comunque i soldi, e si parla di milioni di euro. Si deve essere realisti in questi casi».

Paolo Annoni

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