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Paratie e processo: “battaglia” in aula sull’Anac

Siamo solo alla seconda udienza ma la “battaglia” giudiziaria è già esplosa. Stiamo parlando del processo alle paratie antiesondazione, con in aula sei indagati. Ieri le difese – associandosi alla richiesta dell’avvocato Matteo Uslenghi – hanno tentato di far “uscire” dal processo gli otto faldoni Anac prodotti al pubblico ministero Pasquale Addesso. «Fu una attività di polizia giudiziaria che portò, il 28 maggio 2015, a riaprire il fascicolo – ha detto il legale al Collegio di Como – Gli esiti di questa attività non possono entrare nel processo, la prova si forma nel dibattimento».Immediata la replica del pm: «L’Anac svolge una attività di vigilanza amministrativa. Non si può equiparare l’Anac a ciò che svolge la polizia giudiziaria. La natura amministrativa è palese». Tentativo delle difese andato a vuoto, visto che il Collegio ha poi ammesso i faldoni. La pubblica accusa ha anche prodotto la recente risoluzione del contratto con Sacaim decisa da Infrastrutture Lombarde (la società che gestisce l’opera per conto della Regione) il 20 dicembre. Ancora non risolta, invece, la “battaglia” aperta sull’utilizzabilità o meno delle intercettazioni ambientali captate nell’ufficio di Antonio Ferro e Pietro Gilardoni, che secondo l’avvocato Edoardo Pacia sarebbero da ritenere «inutilizzabili» in quanto registrate non in Procura – come previsto – ma dalla finanza. Versione smentita dal pm e su cui i giudici non si sono ancora pronunciati, rimandando tutto alla prossima udienza in cui verranno sentiti i due uomini delle fiamme gialle che firmarono il verbale di chiusura delle intercettazioni.Solo in seguito – la data è stata fissata per il 12 aprile – potranno iniziare a sfilare in aula i primi testimoni e il processo potrà dunque entrare nel vivo.Il processo ha al centro dell’attenzione – come è noto – l’affidamento del servizio di progettazione della terza variante dell’opera, via che secondo la giunta del sindaco Mario Lucini sarebbe servita per portare a termine l’intervento sul Lungolago. Vicenda “madre” cui si sono poi aggiunti – in fase di indagine – altri episodi di presunta cattiva amministrazione che hanno riguardato i lavori di allargamento della sede stradale in Salita Peltrera e la progettazione della rete fognaria di Sant’Agostino e di riqualificazione di piazza Volta e piazza Grimoldi. Il Comune di Como si è costituito parte civile.Gli indagati a vario titolo sono Pietro Gilardoni (ex dirigente del settore “Reti”), Antonio Ferro (dirigente del settore “Grandi Opere”), Giovanni Foti (imprenditore), Ciro Di Bartolo (funzionario del settore “Reti”), Antonio Viola (dirigente del settore “Reti” prima di Gilardoni) e Antonella Petrocelli, segretario generale del Comune.

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