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Paratie stroncate da un editoriale del “Corsera”

La riflessione apparsa sul primo quotidiano italianoIl commento nelle pagine nazionali: «Opera inutile, costosa e infinita»Un editoriale sulle pagine nazionali del “Corriere della Sera” per una sentenza pesantissima: “Quel cantiere è inutile”. Cioè, le paratie antiesondazione in costruzione ormai da oltre 6 anni e mezzo sul lungolago di Como, arrivate a poco più del 20% complessivo della realizzazione e soprattutto lievitate dai costi originari di 11,9 milioni di euro addirittura a 31.

Un caso che evidentemente ha assunto ormai una valenza nazionale e non esclusivamente comasca, visto che la riflessione del giornalista di via Solferino, Claudio Del Frate, è apparsa ieri mattina nella pagina dedicata agli editoriali sui temi nazionali. E le valutazioni messe nero su bianco sono veramente durissime.L’analisi di Del Frate parte da un paradosso, ossia dal recentissimo articolo apparso sul “New York Times” che indicava come passare al meglio 36 ore nella “wonderful Como” e nei suoi dintorni. Un contrasto – questa celebrazione globale della città e del suo lago – che per chiunque passi dal gennaio 2008 a oggi sulla passeggiata del capoluogo non può che risultare stridente.«Leggere ogni evento come una metafora dell’Italia – scrive il giornalista del “Corriere” – può risultare stucchevole: ma la tentazione, nel caso di Como, è fortissima. La situazione, infatti, è la seguente. Il lungolago è letteralmente spezzato in tre. La prima parte, affidata a un consorzio di privati (gli Amici di Como, ndr), è stata ingentilita con aree verdi e trasformata in un giardino. La seconda, davanti a piazza Cavour, il salotto di Como, non ha mai visto un intervento ed è abbandonata a se stessa. La terza parte, infine, è l’unica dove è stata messa mano alla costruzione del “piccolo Mose”». Dati di fatto a cui fa seguito una valutazione specifica proprio sulla parte trasformata in cantiere, il tratto tra piazza Cavour e i giardini a lago.«Vi si è messa mano – si legge nell’editoriale di pagina 35 – in maniera talmente ingarbugliata, con continue revisioni del piano e cambi di imprese e progettisti, che da due anni tutto si è perso in liti giudiziarie, mancanze di fondi e stop (perdurante) ai lavori. L’Italia che non cambia mai».In chiusura, la sferzata più bruciante, dedicata alla presunta inutilità di tutto quanto elencato.«Verrebbe da chiedersi: ma perché, nonostante una delle estati più piovose del secolo, fino a oggi le acque del Lario non hanno invaso la città? Risposta sussurrata a Como: perché nel frattempo, sull’altro ramo del lago, quello manzoniano di Lecco, è stato messo a punto un sistema di chiuse che sta tenendo a bada le piene. Come a dire – è la sconsolata conclusione di Claudio Del Frate – un’opera non soltanto costosa e infinita, ma pure inutile».

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