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Paratie, vertice Lucini-università. Rischi agli edifici, resta l’incognita

Discusse pure le varianti per evitare le barriere antiesondazioneL’incontro – coperto da un riserbo raro – si è svolto intorno alle 17 ed è durato decisamente a lungo. Il che, nelle ipotesi più pessimistiche, aveva fatto temere un’esito infausto.Pur a dispetto del silenzio assoluto impostodal sindaco Mario Lucini sull’esito ufficiale, il vertice con i tecnici dell’Università dell’Insubria e del Politecnico di Como non ha in ogni caso risolto dubbi e incertezze sul futuro delle paratie.Non tutti i problemi legati in particolare al secondo lotto dell’opera (tratto piazza Cavour-viale Geno) si possono ancora dire superati. Anzi, gli aspetti da chiarire restano numerosi. Compresi quelli di natura statica.Il punto che più di tutti stava a cuore al sindaco, ieri, era capire quanto, ed eventualmente in quale misura, l’avanzamento del cantiere sul lungolago avrebbe potuto arrecare danni agli edifici retrostanti. Ebbene, in questo caso, gli studi universitari non danno certezze sugli scenari peggiori nel caso in cui il cantiere avanzasse sulla base dei progetti originari. Quelli, per essere chiari, sui quali Lucini non ha mai nascosto di avere perplessità – oltre che per aspetti puramente tecnici – anche per l’impatto geologico e ambientale sulla realtà urbana.Il secondo punto affrontato nella discussione ha invece riguardato le possibili varianti al progetto firmato da Majone, Conti e Terragni. Soprattutto, l’attenzione si è appuntato sulla possibilità di eliminare completamente dalla futura passeggiata ogni ipotesi di paratie (sia meccaniche che ad azionamento elettronico, per non parlare della mai digerita soluzione dei panconi da installare a mano sui parapetti). In questo caso, però, il quadro non si è definito in maniera netta. Eliminare le barriere antiesondazione che da quasi 20 anni fanno discutere la città, non è ovviamente impossibile. Ma il rischio che soluzioni diverse possano offrire un riparo inadeguato da eventuali fuoriuscite del lago esiste. E non è affatto certo che il sistema tecnologico realizzato soltanto nel sottosuolo del primo lotto, senza costruirne uno identico nel secondo, possa rivelarsi inefficace per rigettare le acque nel lago in caso di bisogno. Il che, in effetti, sarebbe una beffa vera, poiché quelle opere tecnologiche hanno assorbito una buona parte dei fondi pubblici usati per la maxiopera. E un domani, averle realizzate, nell’ambito di un cantiere-calvario come quello lariano, per poi non avere la certezza che possano rivelarsi effettivamente utili, assumerebbe davvero il sapore della beffa.Queste, comunque, sono soltanto le pochissime indiscrezioni filtrate con il contagocce dalla riunione di ieri. Oggi, a quanto pare, dovrebbero invece essere illustrati molto meglio i dettagli del faccia a faccia tra sindaco ed esperti universitari.Di sicuro, al momento c’è che il prossimo passaggio importante per il futuro del cantiere sarà quello fissato per la fine dell’anno. Quando, ancora una volta, giocheranno un ruolo determinate le due università comasche.Sempre Lucini, infatti, annunciò qualche mese fa che, entro il 31 dicembre prossimo, gli atenei avrebbero dovuto presentare i primi progetti concreti per completare il cantiere delle paratie. Ma, soprattutto, per porre fine al cantiere-calvario con sostanziose modifiche rispetto all’impianto progettuale originario.In altri termini, i tecnici dell’Insubria e del Politecnico dovranno presentare in maniera quasi definitiva gli elaborati su cui basare la ripresa del cantiere e, auspicabilmente, la conclusione dei lavori. Sempre che, nel frattempo, il contenzioso in atto tra Comune e Sacaim si sia sbloccato e non tenga ancora in ostaggio il lungolago di Como.

Emanuele Caso

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