«Ferrovienord avrebbe potuto progettare un sistema ad hoc per Como se gli enti locali avessero saputo per tempo la situazione e avessero sfruttato un’opportunità di dialogo. Un confronto però non c’è mai stato e ora bisogna provare a correre ai ripari. Seguirò in prima persona questa situazione, ho già fissato una serie di incontri da fine agosto».Il parlamentare lariano di Fratelli d’Italia Alessio Butti risponde all’appello del Comune di Como sul caso dei tempi dei passaggi a livello di viale Lecco, che tra pochi giorni con l’entrata in vigore di nuovi dispositivi di sicurezza, saranno più che doppi rispetto a quelli attuali. Con conseguenze nefaste per un sistema viabilistico su gomma.«Di questi sistemi di sicurezza si parla dal 2012 e sono obbligatori dal 2016, non si può pensare a ulteriori deroghe – dice Butti – Il sistema però è tarato su treni e tratte nazionali che certo non sono quelli di Ferrovienord e della Lombardia. Nel brevissimo tratto di 500 metri Como Borghi e Como Lago (e viceversa) i convogli dovranno “ubbidire” a un “sistema per la protezione della marcia” studiato per le caratteristiche nazionali e non urbane».Ecco quindi il problema: «Quando un treno sta per partire da Borghi o da Lago i passaggi a livello interessati devono essere già chiusi… con tutto ciò che ne consegue. Si poteva chiedere a Ferrovienord di progettare un sistema ad hoc in grado di soddisfare automobilisti e territorio comaschi?», si chiede Butti. Sì, se ci fosse stata maggiore concertazione.Ferrovienord ha adottato il sistema studiato da RFI (Rete Ferroviaria Italiana), sottolinea Butti, «probabilmente senza curarsi del fatto che le distanze, i treni, i tempi di percorrenza delle reti e le loro caratteristiche non trovano analogie con reti, treni e tempi di RFI. Lo ha fatto soprattutto perché in qualche caso i suoi treni erano già su reti RFI».Butti richiama l’attenzione su «un sistema europeo per la protezione della marcia molto più duttile di quello progettato e adottato da RFI e fatto proprio da Ferrovienord, che la stessa RFI sembra intenzionata a indagare e adottare. È installato, con soddisfazione, in Toscana. Perché altrove no?».«Se Ferrovienord avesse considerato il “sistema europeo”, come detto più duttile – dice Butti – avrebbe potuto considerare la specificità comasca. In realtà questo confronto con la realtà locale non c’è stato». Che fare, allora? «Anche considerata la disponibilità di Ferrovienord a rivedere il “Sistema”, prima di un paio d’anni non avremmo risultati. Stesso ragionamento, con tempi naturalmente più lunghi, per eventuali sottopassi. Al momento, sarebbe meglio studiare proposte di viabilità alternativa o di diversa regolarizzazione semaforica lungo il girone in attesa di indispensabili chiarimenti tra Comune, Regione e Ferrovienord».La Regione intanto passa la palla a Roma. «La situazione non dipende in alcun modo da Regione – dice l’assessore regionale ai Trasporti, Claudia Maria Terzi – ma da norme nazionali dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie, che i gestori dell’infrastruttura e le imprese ferroviarie sono tenute ad applicare».«Si tratta di norme che incrementano la sicurezza ma aumentano i tempi di gestione dei passaggi a livello – aggiunge – Questo comporta, come nel caso di Como, notevoli difficoltà dal punto di vista viabilistico. Occorrerebbe tenere conto delle situazioni critiche senza per questo venire meno ai requisiti di sicurezza ferroviaria. Ci interfacceremo anche con Ferrovienord – conclude – per capire se ci sono eventuali margini di intervento».
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