Paura di una “quarta ondata”: vaccino unica arma
Curva dei contagi in salita così come i timori della “quarta ondata” .L’Italia resiste a fronte di un’Europa definita di nuovo “epicentro della pandemia”, come avverte l’Organizzazione Mondiale della Sanità dopo cinque settimane di contagi in salita.Stringendo l’obbiettivo sulla Lombardia (dove ieri si sono contati 840 nuovi positivi) a parlare è il professor Carlo La Vecchia, epidemiologo dell’Università Statale di Milano.«Giudicare l’andamento della pandemia sui casi e contagi oggi è difficile, considerato l’aumento esponenziale di tamponi dell’ultimo periodo – spiega l’esperto – Tuttavia, in novembre-dicembre avremo senza dubbio un aumento dei casi, così come dei ricoverati e dei malati gravi, ma non sarà certo un inverno come quello dello scorso anno».«Se guardiamo la pressione ospedaliera in Lombardia – è l’analisi di Lavecchia – vediamo che i ricoveri sono aumentati del 7% la settimana scorsa e del 10% l’ultima, giovedì erano 330, un numero decisamente piccolo rispetto allo scorso anno. I ricoveri in terapia intensiva inoltre sono stabili».«La Lombardia mostra un aumento che per ora è molto moderato – aggiunge il professore – e qui entra in gioco la stagione, il Covid è un virus respiratorio quindi è più frequente in novembre che in luglio, e poi c’è l’attenuarsi della copertura dei vaccini: è chiaro che sulla malattia (non quella grave e sulla morte dove la copertura vaccinale resta molto alta) l’impatto dei vaccini tende a scendere a partire da 4 mesi. L’unico messaggio che mi sentirei di dare oggi è di ridurre il tempo tra seconda e terza dose a 4 mesi anziché a sei mesi. Inoltre, do per scontato il green pass come misura di contenimento, per evitare la diffusione della malattia».«Quello che vorrei sottolineare è che con la variante Delta non si può fare nessun conto sulla immunità di gregge – aggiunge Carlo Lavecchia – è così contagiosa che anche se vacciniamo più del 90% della popolazione il virus continuerà a circolare. Ognuno deve vaccinarsi se vuol proteggersi».A tal proposito, resta lo zoccolo duro dei no vax.«I convinti no vax sono una sparuta minoranza. Siamo in Italia al 90% con almeno una prima dose oltre i 60 anni, la fascia di età che si ammala in maniera grave e credo che questo 10% scarso si possa recuperare, il ruolo dei medici di famiglia potrebbe in questo senso essere molto utile».Anche per Carlo Perno, virologo dell’Università statale di Milano, la vaccinazione è cruciale.«Rispetto a quello che sta accadendo in altri Paesi siamo di fronte a quella che definisco una “quarta ondatina” – dice – stiamo parlando di un numero di casi rilevante, però oggettivamente nulla rispetto all’anno scorso quando viaggiavamo intorno ai 40mila casi al giorno».«Stiamo assistendo a due epidemie – spiega Carlo Perno – una è quella dei vaccinati, un’infezione con patologia tendenzialmente poco grave, fatte salve le persone con problematiche particolari che possono andare incontro a terapia intensiva, ma che sono una minoranza. Le persone vaccinate che si infettano sappiamo poi che sono meno infettive».«Poi abbiamo un’altra epidemia – continua Perno – che è quella dei non vaccinati che intasano le terapie intensive e fanno circolare il virus. Stiamo parlando di una quota ormai minoritaria in Italia, ma dobbiamo dirlo, la circolazione del Covid è sostenuta da persone no vax».Conclude Carlo Perno: «Altro aspetto importante è che la tipologia dell’infezione è cambiata: abbiamo un rapporto tra infezioni e ospedalizzazioni gravi, cioè terapia intensiva e morte, che è molto diversa rispetto al passato. Lo scorso anno, avevamo una percentuale di ricoveri molto più alta, quest’anno questo rapporto è molto più basso, e la ragione di ciò – e qui parliamo in particolare della Lombardia – sono i vaccini. Vaccini che proteggono dalla malattia grave e dalla morte».