«Le somme dovute a titolo di tassa di soggiorno erano già state versate per intero nei termini indicati dal verbale di accertamento che ci era stato notificato». L’avvocato Paolo Camporini interviene nella vicenda del presunto peculato a carico di due rappresentati legali delle società titolari di un albergo in centro a Como. Secondo la tesi dell’accusa – vicenda che ad aprile tornerà di fronte al Gup di Como – i due indagati (una donna di origine uzbeka, 40 anni e un comasco di 63 anni) non avrebbero versato nelle casse del Comune di Como gli importi ricevuti a titolo di tassa di soggiorno dai turisti. Si tratta di quella tipologia di contestazione che una recentissima legge (pubblicata nel luglio del 2020) ha ritenuto «non configurabile per il delitto di peculato», nella condotta «del gestore della struttura ricettiva che ometta di versare al Comune le somme riscosse a titolo di imposta di soggiorno». All’epoca dei fatti tuttavia anche il semplice ritardo nel pagamento era considerate reato. «Ma quanto dovuto fu comunque pagato appena ricevuto il verbale e ben prima di sapere che sulla vicenda era stata aperta una indagine penale».
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