(ANSA) – MILANO, 03 FEB – Una “personalità” estremamente “negativa”, “caratterizzata da tratti di malvagità ed assenza di scrupoli”, tesa “costantemente” al “soddisfacimento delle proprie pulsioni sessuali” e “priva di qualsivoglia spirito di umanità nei confronti della sofferenza delle ragazzine di cui aveva abusato”. E’ così che i giudici del Tribunale di Lodi descrivono, nelle motivazioni della sentenza, l’uomo di 48 anni condannato lo scorso ottobre a 19 anni di carcere, la pena più alta in Italia per un pedofilo. Il 48enne, come emerso nelle indagini del procuratore aggiunto di Milano Letizia Mannella e del pm Alessia Menegazzo, per “5 anni” si era finto una ragazzina dal nome ‘Giulia la malvagia’ per poter adescare via WhatsApp e poi abusare di minorenni tra gli undici e i tredici anni (tre le vittime). “Emblematiche”, scrivono i giudici (Giuseppe Pighi, Sara Faldini e Ivonne Calderon), erano le “frequenti richieste di aiuto” delle ragazzine “davanti ai supposti malefici” di cui lui le minacciava, prospettando, poi, “come risposta” altri “nuovi e perversi atti sessuali spacciati come interventi di soccorso”. Incuteva “terrore” per soggiogare la loro “volontà”. (ANSA).
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