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Perché il Nord è diventato terra di mafia. L’inchiesta sul padrino della porta accanto

Il libro«Bisogna smettere di pensare e di dire, come se fosse una giustificazione, che la mafia si sia “infiltrata” al Nord. Non è vero, almeno non del tutto. La realtà è che il Nord si è trasformato al punto da diventare luogo di mafia. Oggi bisogna interrogarsi e capire di chi sia la responsabilità di questa trasformazione». Marta Chiavari, giornalista televisiva e autrice di programmi e inchieste per La 7, ha le idee chiare sul cambiamento sociale e culturale del Settentrione.La

sua tesi è che la criminalità organizzata abbia messo radici così profonde al Nord da diventarne parte integrante. Una «quinta mafia», dopo quelle tradizionalmente legate al territorio delle regioni meridionali.E La quinta mafia è anche il titolo del suo ultimo libro, appena pubblicato da Ponte alle Grazie (243 pagine, 14 euro). Un’indagine sul campo, condotta attraverso interviste con chi ha frequentato e conosciuto i mafiosi della porta accanto. «Il filo rosso di questo lavoro – dice ancora Marta Chiavari – sono proprio le persone di cui parlo e quelle che ho incontrato. Uomini che dimostrano come sia stato possibile diventare mafiosi al Nord, affiliarsi alle onorate società senza far parte del tessuto familiare che al Sud è garanzia di “affidabilità” criminale».Illuminante, a questo proposito, il capitolo dedicato ad Antonino Belnome, il capo della locale di Giussano, l’uomo che con il suo pentimento ha letteralmente destrutturato alcune cosche calabresi lombarde. Vissuto sempre a Inverigo, il 14 luglio 2008, a San Vittore Olona (Milano), Belnome uccise in un agguato Carmelo Novella, in quel momento numero uno della ’ndrangheta lombarda, aprendo la strada al rinnovamento dell’organigramma delle ’ndrine milanesi e della parte settentrionale della nostra regione. Un criminale, scrive Marta Chiavari, «ben lontano dall’ortodossia della mafia storica. Non ha una famiglia ’ndranghetista alle spalle, il padre non è calabrese. Ma nonostante questo, grazie al suo carisma, si ritaglia un ruolo», fino a diventare un capo. «Poco prima degli arresti del luglio 2010, in una villa disabitata sulla costa ionica, nel mezzo di un agrumeto di arance e mandarini, Belnome era stato nominato padrino».

Dario Campione

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