(ANSA) – ANCONA, 05 NOV – Figlia salva la mamma dai maltrattamenti; una storia di abusi che sarebbe andata avanti se una 13enne, segnata dall’ultimo fatto violento successo in casa, non si fosse confidata con una professoressa raccontandole del padre padrone che offendeva e picchiava in continuazione la moglie, ritenendola una “stupida che non capisce niente”. Grazie al suo sfogo l’uomo è finito a processo e oggi il giudice del Tribunale di Ancona, Maria Elena Cola, lo ha condannato a due anni per maltrattamenti aggravati in famiglia. Protagonista della vicenda una famiglia italiana della Vallesina, in provincia di Ancona. I fatti risalgono al 2016-2017. Stando alle accuse l’imputato, un 53enne di Chiaravalle, meccanico, avrebbe picchiato e offeso la consorte in varie occasioni, anche sul posto di lavoro dove entrambi erano impiegati, segnato dal vizio di bere e del gioco alle slot machine. Tra i vari episodi ce ne sarebbe stato uno che ha portato la figlia ad uscire allo scoperto a scuola. La mamma, durante l’ennesima aggressione, sarebbe stata spinta giù dalle scale dal marito. La 13enne era andata a scuola in lacrime, trovando poi il conforto di una docente che aveva raccolto le sue confidenze e informato i carabinieri. Mamma e figlia furono affidate ai servizi sociali sistemate in una località protetta fino alla separazione legale dall’uomo. L’imputato, difeso dall’avvocato Guido Andrea Galvagno, ha rigettato le accuse parlando solo di difficili rapporti coniugali senza nessuna violenza. La donna nel processo si è costituita parte civile con l’avvocato Marta Mereu. (ANSA).
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