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Picconate sulla lobby del “Tavolo”

Economia e societàAnche gli esponenti della Lega Nord non hanno votato il documento sul campus del 23 settembre

«Il documento in cui si indicava il campus come priorità unica del territorio lariano su cui convogliare i finanziamenti della Fondazione Cariplo non è stato firmato nè da me, né dal commissario della Provincia Leonardo Carioni né dall’onorevole Nicola Molteni».Lo sbandierato unanimismo attorno alle conclusioni del “Tavolo per la competitività” del 23 settembre scorso perde, ogni giorno che passa, qualche pezzo. Trascolora. Si trasforma in un voto tutt’altro che condiviso. Mentre

emergono, con altrettante evidenza, retroscena e commenti che gettano più di un’ombra sull’esito della riunione di Villa del Grumello. L’ultimo distinguo importante è giunto ieri dal consigliere regionale della Lega Nord, Dario Bianchi, che è voluto intervenire per testimoniare il proprio dissenso sulle scelte compiute dal “Tavolo”.In estrema sintesi, Bianchi spiega di non aver siglato il documento finale per un motivo preciso. Ovvero, per non avallare l’idea che la ristrutturazione di Villa Olmo, immaginata come alternativa unica al progetto del Campus, potesse essere indicata quale opera talmente prioritaria da oscurare qualunque altra ipotesi.«Non abbiamo voluto firmare il documento – dice il consigliere regionale del Carroccio – perché non ci stava bene che la seconda priorità fosse Villa Olmo. Non crediamo giusto che altri progetti non abbiano spazio. Peraltro, il campus non è di facile attuazione. Servono non meno di 60 milioni e l’eventuale finanziamento della Fondazione Cariplo sarebbe una goccia nel mare. Va aggiunto pure che non c’è chiarezza sulla situazione delle aree».Insomma, aggiunge Bianchi, «anche se il “Tavolo per la competitività” non esprime pareri vincolanti, ci è sembrato sbagliato negare ad altri soggetti la possibilità di accedere ai fondi e di avere un giudizio positivo dello stesso “Tavolo”».Ma i rilievi di Dario Bianchi non si fermano all’indicazione delle priorità. Vanno oltre e si ricollegano a quanto detto ieri al Corriere di Como dal consigliere regionale del Pdl, Alessandro Fermi. «C’è un vistoso problema di metodo – sottolinea l’esponente del Carroccio – È sbagliato che nessuno conosca in anticipo il contenuto dei documenti da votare. Parlo di metodo e mi auguro che questo modo di procedere non sia invece un disegno per governare il destino del territorio in modo esclusivo. Mi ha sempre colpito come al “Tavolo” ogni obiezione venga sempre vissuta alla stregua di un tentativo di boicottaggio. Non si può accusare chi ha dubbi e perplessità di voler “sfasciare” tutto. Non può esistere che un’obiezione sia vissuta in maniera così negativa. È un errore di sistema».La critica del segretario UilLe picconate sul “Tavolo” di Villa del Grumello non finiscono qui. Alle obiezioni di metodo e di merito di Dario Bianchi si aggiungono, infatti, le osservazioni politicamente molto dure di Giuseppe Doria, segretario regionale della Uil e componente del consiglio camerale di via Parini. Il sindacalista comasco lancia “accuse” circostanziate e pesanti.«Dal momento della riorganizzazione del “Tavolo per la competitività” ho posto il problema della “ristrettezza” del livello decisionale. C’è un comitato ristretto che alloggia in gran parte nella cabina di comando della Camera di Commercio e che decide ogni cosa senza alcuna condivisione».Una lobby? «Qualche anno fa il “Tavolo” era una cosa seria – dice Doria – Era ampio, espressione di molta parte del territorio. Le riunioni di Villa del Grumello erano sempre gremite e le soluzioni e le proposte nascevano da discussioni ampie, non sulla lista della spesa formulata da qualcuno».A un certo punto, il meccanismo si è rotto. «È stato deciso dai vertici della Camera di Commercio di rimodellare tutto riducendo la partecipazione. Il “Tavolo” è stato letteralmente ammazzato. Un gruppo ristretto ha potuto così decidere sulle risorse facendo prevalere il suo punto di vista».Il risultato, conclude il segretario regionale della Uil, è stato del tutto negativo. «Il territorio comasco non decolla, non marcia come altri in Lombardia. È ovvio che le responsabilità non possono essere addossate al “Tavolo”, ma il modo in cui è stato gestito questo importante consesso ha influito sul corso delle cose. Un esempio? Il “Km della conoscenza”. Che cos’è? A che cosa serve? Perché non è mai stato concluso? Anche l’incubatore di Lomazzo, ComoNext, che cosa sta producendo? Dal mio punto di vista, l’unico risultato che ottiene è di soddisfare chi gestisce l’incubatore. Uno spreco».

Da. C.

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