Una cerimonia sobria, così come era stata tutta la sua vita. Ieri, nella basilica di San Fedele il mondo della palla a spicchi ha salutatoRobert Bob Lienhard. Nella chiesa del centro storico di Como, poco lontano da dove il lungo newyorchese aveva scelto di vivere, c’erano diverse stelle del basket. A iniziare da Dino Meneghin e Pierluigi Marzorati, passando per Ciccio Della Fiori, fino ai dirigenti del passato, lontano e più recente, ovvero Gianni Corsolini, Roberto Allievi e Alessandro Corrado.Addio a Lienhard, che quarant’anni fa aveva scelto la cittadinanza italiana per amore della moglie Angela, sposata cinque anni prima, e di quel territorio canturino e comasco che lo aveva accolto subito così bene.Addio a Bob Lienhard, uno che al liceo aveva giocato contro Kareem Abdul-Jabbar e grazie al “no” della Milano targata Simmenthal era arrivato a Cantù, dove aveva vinto uno scudetto, una Coppa intercontinentale, due Coppe delle Coppe e tre Korac. Grazie alla laurea in economia aveva poi iniziato a lavorare nello studio Corrado, divertendosi ancora con il basket delle serie minori, a Treviglio e a Monza. Lo ha battuto soltanto la malattia. Con 3.354 punti segnati resta il settimo realizzatore della storia biancoblù. La squadra brianzola ha giocato sabato in Coppa con il lutto. Ieri, all’addio, nessun gonfalone, nessun gagliardetto. Ma tanti amici e tanti ricordi di un uomo grande e di un grande uomo.
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