È stato proclamato lo stato di agitazione anche nella casa di riposo di Solbiate(a.cam.) In assenza di risposte, lo stato di agitazione potrebbe anche sfociare in uno sciopero o in manifestazioni più eclatanti.Esasperati dal dimezzamento della tredicesima e dalla mancata erogazione del premio di produttività, i circa 500 dipendenti del Fatebenefratelli di Erba e della casa di riposo di Solbiate – entrambe le strutture fanno capo alla stessa congregazione religiosa – chiedono il rispetto dei propri diritti.Ieri mattina, le organizzazioni sindacali hanno organizzato
un presidio davanti all’ospedale di Erba. Oggi replicheranno alla residenza socio-assistenziale San Carlo Borromeo, a Solbiate. «Il problema economico è drammatico – dice Giuseppe Landi, Cisl – La tredicesima per molte famiglie è una boccata d’ossigeno indispensabile. Oltre a questo, pesa la mancanza di risposte chiare sul futuro. Non ci è stato ancora presentato un piano strategico».«La sensazione è che i dirigenti non abbiano prospettive certe – continua Fiorella Merlini, Cgil – I dipendenti avevano dato fiducia alla dirigenza. A questo punto, però, la situazione non è più accettabile e il debito dell’ospedale verso il singolo lavoratore sta diventando troppo impegnativo. Sono stati messi in vendita alcuni immobili, anche importanti, tra i quali il Castello di Monguzzo, ma la situazione resta incerta».Bloccato da tempo il turnover, i dipendenti denunciano anche carichi di lavoro eccessivi. «La richiesta di straordinari e le chiamate nei giorni di riposo sono continue – segnala Germana Fani, Uil – Ai dipendenti capita di fare anche 3 turni consecutivi, ovvero fino a 14 ore di lavoro. Il personale è ridotto ai minimi termini e qui si tratta di salvaguardare la qualità dell’assistenza ai pazienti».La Provincia Lombardo Veneta dell’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio, congregazione proprietaria del presidio di Erba, ha dichiarato di non avere al momento a disposizione i soldi per le tredicesime. «Avevamo dato fiducia alla direzione – dice Walter Tomassini, Federazione dei Sindacati Indipendenti – Purtroppo, non è stata mantenuta alcuna delle promesse fatte. Mancano le prospettive a livello politico su che cosa accadrà, in generale, degli ospedali religiosi accreditati al servizio sanitario», conclude.
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