(ANSA) – CALTANISSETTA, 2 LUG – “Giovanni Falcone doveva essere ucciso a Roma perché aveva in mente di creare la superprocura, ufficio giudiziario con la funzione di coordinare le indagini sulla criminalità organizzata, e di premere per la sua istituzione. Ed è in risposta alla superprocura che Totò Riina decide di far nascere la supercosa”. A raccontare alcuni particolari della cosiddetta “missione romana” di Cosa nostra è stato il procuratore aggiunto di Caltanissetta Gabriele Paci nel corso della requisitoria al processo al boss latitante Matteo Messina Denaro, accusato di essere uno dei mandanti delle stragi di Capaci e Via D’Amelio. Il dibattimento si celebra davanti alla Corte d’Assise di Caltanissetta. “La supercosa – ha aggiunto il procuratore Paci – doveva essere un gruppo di uomini ‘valorosi’, i migliori di Cosa Nostra, che avrebbero risposto ai suoi comandi. Ne avrebbero fatto parte Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella, Vincenzo Sinacori, Matteo Messina Denaro, i fratelli Graviano e soggetti con una grossa esperienza
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