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Polemiche in Regione sulle liste d’attesa nella sanità: «Solo parole e promesse ma pochi fatti»

Dura ormai da anni l’attesa per ridurre i tempi d’attesa in sanità.L’inevitabile gioco di parole emerge spontaneo, dopo aver ascoltato i primi duri commenti e le possibili soluzioni proposte a livello politico, per un problema tornato prepotentemente alla ribalta poco ore prima di Natale, quando il presidente della Regione Attilio Fontana e l’assessore al Welfare Giulio Gallera hanno annunciato lo stanziamento di risorse mirate, imponendo a tutti i direttori degli ospedali lombardi di intervenire nel corso del 2020 per cercare di ridurre le attese per i pazienti.«Mi sembrano sinceramente parole inutili. Il sistema lombardo si pregia di essere tra i migliori, di avere i macchinari più all’avanguardia e di fatto è così. Ma se poi per poterli utilizzare si devono aspettare mesi, allora tutto ciò non ha senso e inevitabilmente si spingono le persone, bisognose, a rivolgersi al settore privato dove, a volte nel giro di sole 24 ore, si può ottenere un appuntamento per lo stesso esame fissato invece dopo settimane se non mesi nella sanità pubblica», spiega Raffaele Erba, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle. Il dibattito è, come detto, di vecchia data, visto che tutti si sono trovati almeno una volta a fare i conti con l’impossibilità di ottenere in tempi brevi una visita o un esame specialistico.Più volte invocato come possibile soluzione del problema ma non ancora operativo, è «un Centro regionale di prenotazione che abbia accesso a tutte le agende delle strutture pubbliche e private accreditate per efficientare il sistema di prenotazione e renderlo assolutamente trasparente. Anche perchè capita spesso che una stessa persona magari prenoti in più centri la stessa visita creando poi confusione nella gestione di altre identiche richieste. Per questo andrebbero poi ulteriormente studiate misure disincentivanti per coloro che non disdicono la prenotazione», aggiunge sempre Erba.Va detto che il 23 dicembre i vertici dell’Asst Lariana, con i direttori di tutti gli ospedali lombardi, sono stati convocati al Pirellone.«Asst Lariana rispetterà le indicazioni regionali. Faremo con il necessario rigore quello che ha chiesto la Regione per la riduzione dei tempi d’attesa», è stato il commento dei vertici dell’azienda socio sanitaria Lariana. La direzione confida poi nel ruolo di cabina di regia che dovrà svolgere l’Ats Insubria. «Siamo certi che Ats – dicono i direttori dell’Asst Lariana – in merito al governo della domanda sanitaria territoriale e delle liste d’attesa, eserciterà compiutamente una preziosa funzione di committenza diretta alle strutture sanitarie lariane, sia quelle pubbliche sia quelle private accreditate, per governare al meglio il fenomeno». Tra i punti sui quali sarà necessario un maggiore controllo per poter ridurre le attese, la direzione del Sant’Anna indica «l’appropriatezza delle prescrizioni».La Regione ha assicurato investimenti per 30 milioni di euro per aumentare l’offerta e tagliare le liste d’attesa. «Una delle prime cose da dire è che attualmente i servizi telematici di prenotazione delle visite non funzionano a dovere – interviene il consigliere regionale del Pd, Angelo Orsenigo – Quello delle liste d’attesa è un tema forte su cui purtroppo però si parla da troppo tempo invano». L’argomento è dunque di quelli che innestano immediatamente lo scontro. «Bisognerebbe avere il coraggio di azzerare la situazione attuale per poter poi, una volta organizzati a dovere, ripartire. Mi spiego: si dovrebbe prevedere un investimento economico per poter smaltire il pregresso. Per fare ciò si potrebbero fissare le visite in arretrato anche nelle giornate di sabato e domenica e anche nelle ore serali. Se ne parlò, sempre in casa Pd, già in anni passati e sicuramente potrebbe essere una strada ideale da perseguire. Altrimenti non si fa altro che discutere sul nulla», chiude Angelo Orsenigo.La conclusione è affidata ancora a Raffaele Erba, che sviluppa un altro tema. «L’attività di intramoenia deve inoltre essere strettamente regolamentata da parte del sistema di controllo regionale in modo da evitare che venga esercitata in orari in cui i medici dovrebbero visitare con il servizio sanitario nazionale e che non sia l’unica alternativa per avere visite in tempi brevi – spiega Raffaele Erba – Bisogna consentire l’esercizio dell’attività libero professionale intramoenia solo per quelle strutture che abbiano adottato un sistema di gestione informatica dell’attività di libera professione a pagamento interna all’ospedale, dalla prenotazione alla fatturazione».

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